Compleanno effetto serra antropico

pozzoSono passati 154 anni. Il 29 agosto 1859, a Titusville in Pennsylvania, si iniziò a sfruttare l’oro nero scavato dal primo pozzo petrolifero della storia. Ad effettuarla fu l’inventore statunitense Edwin Drake che scoprì il pozzo alla profondità di 70 metri. Questo evento portò alla nascita della moderna industria petrolifera. In meno di 2 anni vennero realizzati oltre 340 pozzi e nel 1870 nacque la Standard Oil di J. D. Rockefeller, destinata a diventare la prima grande compagnia petrolifera a livello mondiale, l’odierna Esso. Da allora, piano piano, inevitabilmente è incominciato, in maniera sensibile e misurabile, l’effetto serra antropico facendo partire questo strano cronometro verso i cambiamenti climatici. Se non mutiamo il nostro paradigma culturale saremo la prima specie vivente che si auto condannerà all’estinzione, come afferma Luca Lombroso. Il clima della pianeta è sempre cambiato, è mutevole nel corso delle ere geologiche, ma ora sta cambiando molto più velocemente di quanto possiamo percepire e se non corriamo ai ripari con una nuova visione dell’economica e dell’ecologia arriveremo presto al punto di non ritorno. Occorre pertanto impostare, anche a livello locale, un cambiamento dei nostri stili di vita. Non lasceremo altrimenti niente di positivo, non alle generazioni future intese come nipoti dei secoli a venire, ma rovineremo la vita ai nostri figli già dal prossimo decennio. Dobbiamo insieme ridefinire i prodromi di una nuova consapevolezza ambientale, basata sull’uso efficiente delle risorse, che innalzi, a filosofia di vita, la qualità dei beni e non la quantità delle merci acquistate. Si deve partire ad esempio dall’evitare di comprare merci che finiscono inesorabilmente nei cassonetti dei rifiuti (differenziati o residui) nel giro di poco tempo. Il 90 % di ciò che compriamo dura infatti meno di un anno (provate a pensare a tutto quello che compriamo in un anno e a quanto ci resta in casa). Occorre che l’industria non produca più oggetti / rifiuti che alimentano gli inceneritori o le discariche. Se non ci fosse il desiderio di comprare merci, spesso inutili, gli inceneritori non esisterebbero in quanto non potrebbero più essere alimentati. La produzione infatti si è 

cfp

spostata; non si produce più per consumare ma si spingono i cittadini a consumare sempre di più per poter continuare a produrre. Dobbiamo invece fare una scelta consapevole quando compriamo i beni 
scegliendo solo quelli a minor impatto ambientale indicati magari in una etichetta energetica che sia davvero di pratica utilità. Si potrebbero inserire indicatori ambientali, già in uso in diverse paesi del mondo: l’LCA, il ciclo di vita del prodotto, il CFP, l’impronta ecologica con calcolo di emissioni di anidride carbonica per realizzare un bene oltre ad altri indici utili a individuare il vero impatto di un bene di consumo, dalla produzione al fine vita.
E invece ecco che seguiamo questo ciclo diabolico consumistico. Lavoriamo 8, 9, 10 ore tutti i giorni, spesso anche al sabato, per portare a casa uno stipendio che ci dia la possibilità di comprare beni dove la metà di ciò ce compriamo è spazzatura da imballo (primo pagamento del rifiuto). Poi torniamo a casa e dopo un po’ buttiamo ciò che abbiamo comprato (si è rotto o non ci piace più: secondo pagamento del rifiuto).

diossina

Arriva poi la nostra bella multi utility che prende la  spazzatura (terzo pagamento del rifiuto) e se lo porta in un bell’inceneritore che riceve i contributi statali (quarto pagamento del rifiuto). Non soddisfatti ci viene elargita l’acqua calda del teleriscaldamento o l’energia elettrica prodotta (quinto pagamento del rifiuto). Infine le emissioni che escono dal relativo camino (diossine comprese) mineranno la nostra salute e dovremo curarci? (sesto pagamento del rifiuto).

E’ giusto sapere, è giusto capire, è giusto cercare di fare quanto istituzionalmente possibile come politici e come cittadini. Io non mollo.

 

Intervista a Parmadaily 09 Agosto 2013

1) All’interno del gruppo del M5S di Parma esistono i falchi e le colombe, ovvero i più ortodossi interpreti del “grillismo” e i più pragmatici?

All’interno del M5S PR sono presenti degli attivisti che cercano di coinvolgere i cittadini nelle decisioni delle istituzioni pubbliche con metodi di democrazia partecipativa, ispirandosi a principi di onestà, legalità, etica, competenza e trasparenza, operando per un cambiamento della pubblica amministrazione per garantire che operi per la tutela dei beni comuni. Sono poi presenti altri attivisti, soprattutto consiglieri comunali, che intraprendono delle rotte per navigare fra le secche del mare del debito pubblico.  Chi si trova sulla barca a volte non riesce a percepire l’approdo finale di tale percorso. Falchi e colombe, ortodossi e pragmatici  sono termini desueti che richiamano a una vecchia concezione partitica. Inoltre molti termini che finiscono in ismo (grillismo, berlusconismo, comunismo, fascismo,  menefreghismo,  rottamismo, ubaldismo, vignalismo, leghismo, ecc) rappresentano una idea di trasformazione degenerativa di una fenomenologia politica. Non si deve quindi parlare di grillismo ma di cittadini che cercano di intraprendere un percorso coerente col proprio mandato elettorale.

Il politico che pensa ed agisce solo attraverso il gruppo, avulso dal contesto del programma, è destinato alla minorità civile. Minorità nel senso di minore, che non si è ancora individuato all’interno della sua comunità e che non è ancora capace di portare una propria responsabilità di ciò in cui crede all’interno del programma medesimo.

2) Tu sei un falco?

No, sono un cittadino chiamato ad uno sforzo di coerenza civile e politica in un contesto nazionale di deriva civile strisciante. Solo attraverso la formazione personale, la consapevolezza delle mie azioni e la responsabilità del ruolo istituzionale, potrò avere una visione politica volta al perseguimento degli obiettivi programmatici che hanno scelto i cittadini. Se a tutto questo si contrappone un paese di persone non ancora  consapevoli, un paese di personalità che non si assumono responsabilità individuali, allora vedi tu come chiamarmi.

3) Adesso che il Tar ha dato ragione ad Iren e l’inceneritore riapre, cosa rimane da fare all’Amministrazione a 5 Stelle di Parma?

Faccio parte della Sesta Commissione consigliare permanente,  Lavori Pubblici, Ambiente, Interventi su viabilità e territorio. Insieme ai colleghi di maggioranza ed opposizione si sta analizzando la documentazione sull’iter del PAIP (Polo Ambientale Integrato di Parma) dal 2006 ad oggi per far emergere eventuali vizi nell’iter amministrativo. Seguirà una successiva valutazione su come il Comune intenda agire nel prossimo futuro e una relazione finale che verrà presentata in Consiglio Comunale.

La storia industriale italiana dimostra che ogni volta che un interesse monetario pubblico o privato, sia stato anteposto al bene comune si è verificato inevitabilmente un danno ai cittadini e all’ambiente. In natura però non si può compensare un danno biologico; per questa ragione ovvero per evitare danni irreversibili, la Costituzione tutela la salute (art.32) e l’ambiente (art.9) prima dell’interesse privato di un impresa (art.41). La questione di fatto è l’aggravarsi di un rischio sanitario per la popolazione dovuto all’aumento dell’inquinamento atmosferico collegato all’accensione di un impianto che va a sommarsi agli inquinanti già presenti in atmosfera e accertati dai monitoraggi di ARPA. Un inceneritore è un supplemento di emissioni in un contesto ambientale già altamente compromesso da altre fonti emissive (riscaldamento domestico, circolazione veicolare, comparto produttivo) da condizioni meteo climatiche avverse e da una geografia particolare che ingabbia l’inquinamento atmosferico. Occorre fare il possibile per prevenire il grave rischio per l’incolumità pubblica costituito dall’accensione di impianti anche se con fattori emissivi al di sotto dei limiti di legge.

4)  Quali sono i risultati di questo primo anno dell’Amministrazione comunale che, come maggioranza, rivendichi con più orgoglio?

Abbiamo dimostrato che non serve essere dei geni della politica, degli uomini di apparato, dei politici di professione , degli usati sicuri per traghettare una città, fra le più indebitate d’Europa, in acque più sicure.  E’ bastato il buon senso del cittadino medio. Inesperti? Certo. Ingenui? Forse. Ma una cosa è certa. Non rubiamo e non abbiamo fatto danni maggiori di quei partiti e professionisti della politica che di fatto hanno guidato l’Italia a livello nazionale e a livello locale. Abbiamo ridotto il debito di circa 200 milioni € e oggi i conti sono in ordine. Abbiamo incentivato la raccolta differenziata. In centro storico è al 70% e la porteremo in fasi successive al 70% su tutta la città. il Bilancio è stato chiuso a gennaio 2013, prima di tutte le altre città. Abbiamo avuto un avanzo di bilancio di un milione €. Altri 15 milioni € di avanzo serviranno in parte per il fondo rischi per salvaguardare la città dalle cause provocate dalla passata fallimentare amministrazione. Si sono svolti 40 incontri pubblici in un anno per spiegare i progetti della Giunta e per recepire le problematiche riscontrate dai cittadini. Infine il Comune pubblica online tutte le determine dirigenziali e di Giunta coi vari capitoli di spesa. Ieri per averle serviva una richiesta di accesso agli atti, oggi si trovano sul sito del Comune.

5) L’opposizione in consiglio comunale è piuttosto variegata. A me pare che quella che più suscita vostre reazioni è quella del consigliere di Parma Unita Roberto Ghiretti. E’ lui la vostra principale spina nel fianco?

Tutti i colleghi dell’opposizione sono persone più esperte politicamente del sottoscritto. Hanno una buona padronanza espositiva e sono in genere preparati. Detto questo faccio davvero fatica ad orizzontarmi in un rapporto che definisco “bipolare”. Avverto un disagio quasi fisico a sentire le urla, gli epiteti e le ecotossine che infettano le mura del palazzo municipale. Poi fra una pausa e l’altra ci si scambiano effusioni verbali condite da, chiacchere amicali. Penso che non mi abituerò mai a tale situazione che trovo alienante.

In quanto alle spine, penso che nessuno di noi consiglieri sia una rosa o un candido giglio.  Suppongo che ognuno tenda a realizzare la propria natura politica. Ci sono persone che non sopprimeranno nessun impulso in quanto  tacendo ne soffrirebbero. Alcuni chiamano questa sensazione schiettezza. Io la chiamo ricerca di un nemico da combattere sempre e comunque. Sarà una strategia vincente? Io non lo so ma suppongo che la ragione non sia proporzionale alla potenza vocale.

6) A quali progetti credi il Comune di Parma debba dare la priorità nei prossimi anni?

Si deve rivedere il Piano Strutturale Comunale (PSC), che è lo strumento di pianificazione urbanistica generale, con riguardo a tutto il territorio, per delineare le scelte strategiche di assetto e sviluppo e per tutelarne l’integrità ambientale e l’identità culturale. Tutto questo con strumenti di partecipazione popolare, che devono aiutare l’amministrazione a compiere scelte giuste e adeguate. Con la pianificazione partecipata i cittadini possono prendere decisioni migliori perché sono coinvolti direttamente nel processo di trasformazione del territorio. Tutti insieme dovremmo poter deliberare sulle scelte urbanistiche importanti nel territorio per evitare cantieri assurdi e inutili. Gli stessi cantieri orgoglio di un mondo che non esiste più ma che lasciano ora ferite da sanare e cicatrici indelebili nel tessuto della città.

Vorrei inoltre una città davvero verde e che desse la possibilità anche ai cittadini e alle associazioni di volontariato di piantare e curare gli alberi in città. Ogni persona dovrebbe adottare un albero, un pezzo di terra pubblica, una rotonda, un’aiuola. La politica deve riuscire a far a cogliere il fatto che la nostra città il nostro ambiente è un bene comune un patrimonio comune,  che ci appartiene e se è nostro non ha senso distruggerlo ma ha invece senso usarlo e curarlo. Ecco vorrei che la politica facilitasse velocemente la richiesta di aiuto che si alza dalla città.

7) Rapporto Amministrazione comunale – cittadini: secondo te oggi i parmigiani che idea si sono fatti di voi?

I cittadini hanno capito che siamo come loro, che noi siamo loro. Penso che siano la rappresentanza dell’unico poter forte che è dalla nostra parte. In ogni caso i cittadini si aspettavano qualcosa di più. Fenomenali poteri cosmici in minuscoli spazi di manovra! Mai detto che avremmo risolto tutto con un colpo di bacchetta magica. I problemi sono tanti e ne nascono in continuazione. Non aiuta a farsi una visone oggettiva un rapporto coi media “leggermente” sbilanciato e una nostra migliorabile comunicazione verso la città. E’ per questo che cerco di stare tra le persone, ascoltando i problemi e cercando di dare delle risposte condivise.

http://www.alicenonlosa.it/Default.aspx?Page=DET&ID=137227&IC=137240

Ruderi tecnologici

Nella mia città si inciampa spesso fra i ruderi del passato che contaminano ancora il presente e che continueranno a contaminare il nostro futuro col loro fetore.

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Il tempo esce per un attimo dal suo scorrere e sembra che tutto ora funzioni a meraviglia. Le carte sono in regola e i censori straparlano dal pulpito ad una folla agonizzante e stretta nella morsa di  una crisi ambientale, politica, morale senza pari nella storia repubblicana. Questo iter pseudo burocratico e tutto politico è solo un lungo filo di storie latenti, torbide e sovrapposte, destinato a spezzarsi, spazzato via dal risorgere di una nuova consapevolezza cittadina verso l’ambiente, verso il buon senso e  verso ciò che appare evidente a chi ama la verità.
Il senso del limite, troppo spesso varcato in una città edificata sulle proprie fragilità, si specchia nei vetri del ponte nord e nei pannelli colorati dell’inceneritore. Ingombri edilizi, vuoti a perdere alla deriva di una futura memoria così come i legni levigati che naufragano in un pallido mare invernale. Questi anni, accecati da una crescita ipertrofica edificatoria, hanno stravolto la visione della città lasciando a noi cittadini questi immensi golem da domare.
Le voci inascoltate si alzano dai territori  dominati da macerie ingombranti memorie bianche di uno sviluppo economico imploso sugli stessi valori che li hanno partoriti. Sono voci che testimoniano le ragioni di una comunità che soffre e che si riunisce attorno a problemi che la politica non sembra più in grado di poter affrontare.
persone in movimentoLe comunità di ognuna delle città di questo nostro paese, violato nella sua anima, hanno i tratti comuni dei cittadini che si muovono, persone in movimento che si contaminano con le loro aspettative e i loro desideri di una nostalgia del futuro. Nostalgia di un mondo che aveva il diritto di cittadinanza, il diritto di decidere le scelte  vitali del proprio territorio, un diritto lasciato naufragare per aver creduto a un mondo fittizio e utile ai soliti noti.
Passato e rovine, futuro e diritti ritrovati: come binomi ipotetici persi nella memoria di una città violata. Edifici nuovi e fatiscenti allo stesso tempo, ricordi splendenti di un passato che non vuole andarsene a quel paese insieme ai loro vecchi politici. Si tratta di  rovine che creano evidenti disarmonie, enigmi irrisolti rivolti ai sorpresi viandanti autostradali che si chiedono come possano ergersi mostri antropici in una terra nota nel mondo per i suoi prodotti alimentari.
idra1Queste rovine sono nuove ed antiche;  come un’idra si realizzano, inquinano e si rigenerano in modo analogo dopo 40 anni, vecchi e nuovi inceneritori, indifferenti allo sviluppo tecnologico e al buon senso. Crollano palazzi, nascono e finiscono le guerre, si stupra irrimediabilmente l’ambiente ma si continuano a produrre gli stessi errori e delitti in nome della legittima speculazione.
Ma penso che alla fine il passato non dimenticherà i conti in sospeso. Ogni presente ha un debito nei confronti di ciò che è stato; è lo scopo stesso del passato che determinerà la gestione della situazione attuale.  L’inceneritore parte fra gli applausi di diversi  ambientalisti, alcuni con la sindrome del ditino alzato. 
Sono pronto a scommettere che noi cittadini pagheremo caro, e pagheremo tutti. Alcuni sicuramente più di altri.

Il miglior discorso del mondo

imagesIl Presidente dell’Uruguay Josè “Pepe” Mujica  è il presidente più povero del mondo, ha 77 anni, vive in una modesta casa e devolve il 90% del suo stipendio a favore di enti di beneficenza e piccoli imprenditori.
E’ stato in carcere 14 anni come oppositore del regime.
Nel discorso, tenuto durante il G20 a giugno del 2012 in Brasile,  parla della crisi del mercato globale, del modello di sviluppo mondiale e del modello culturale che lo sottende, dell’impatto ambientale, della vita e della sua fugacità, dei valori umani, della ricerca della felicità.
“Autorità presenti, molte grazie e grazie al popolo brasiliano e alla buona fede degli oratori precedenti.
Come governanti esprimiamo la intima volontà di accompagnare gli accordi che questa nostra povera umanità possa sottoscrivere ma ci dobbiamo porre  alcune domande.
Per tutta la serata si è parlato di sviluppo sostenibile e di tirare fuori masse immense dalla povertà, ma che cosa ci passa per la testa?
Il modello di sviluppo e consumo è attualmente quello delle ricche società.
Mi domando allora cosa succederebbe a questo pianeta  se gli Hindu avessero lo stesso aiuto delle famiglie tedesche quanto ossigeno ci resterebbe per respirare? Più chiaramente il mondo di oggi ha gli strumenti per rendere possibile che 7, 8 miliardi di persone possano avere lo stesso gradi di consumo e di spreco che hanno le più opulente società occidentali?

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Sarà possibile? O dovremo fare un giorno un altro tipo di discussione?  Questo perché abbiamo creato una civilizzazione, quella in cui siamo, figlia del mercato e della concorrenza che ha prodotto un progresso materiale portentoso ed esplosivo.
Però l’economia di mercato ha prodotto una società di mercato e questa globalizzazione che significa guardare a tutto il pianeta. Stiamo governando la globalizzazione o è la globalizzazione che governa noi? E’ possibile parlare di solidarietà e “che siamo tutti uniti” in una economia basata sulla concorrenza spietata?
Fin dove arriva la nostra  fratellanza? La sfida che abbiamo davanti è di una portata di carattere colossale e la grande crisi non è ecologica ma è politica. L’uomo non governa oggi le forze che ha scatenato fino a quando le forze che ha scatenato governano l’uomo e la sua vita. Perché non veniamo al mondo per svilupparci in termini generali ma veniamo al mondo per essere felici perché la vita è corta e ci va via. E nessun  bene vale come la vita e questo è elementare.
Però se la vita ci sfugge lavorando e lavorando per consumare di più la società del consumo diventa il motore della nostra vita. In definitiva se si ferma o si paralizza il consumo si ferma l’economia e si manifesta il fantasma della stagnazione per ognuno di noi. 

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Però questo iper consumo a sua volta sta assalendo il pianeta generando cose che durano poco perché si deve vendere tanto.
E una lampadina non può durare più di 1.000 ore accese ma ci sono lampadine che ne durano 100 o 200.000 ore. Ma queste non si possono fare  perché il problema è il mercato perché dobbiamo lavorare e dobbiamo avere una civilizzazione di uso e smaltimento;  siamo in un circolo vizioso.
Questi sono problemi di carattere politico che ci stanno chiedendo la necessità di iniziare a lottare per un’altra cultura [decrescita nda] Non si tratta di regredire all’uomo delle caverne né di avere un monumento all’arretratezza. Il fatto è che non possiamo indefinitamente continuare a essere governati dal mercato, ma dobbiamo noi governare il mercato.
Per questo dico che il problema è di carattere politico. I pensatori antichi Epicuro, Seneca e gli indios Aymara dicevano:  “Povero non è chi possiede poco, ma veramente povero è chi necessita di infinitamente tanto” e desidera, desidera, desidera sempre di più. Questa è una chiave di carattere culturale.
Quindi saluto lo sforzo e gli accordi che si fanno e li accompagno come governante ma so che alcune delle cose che sto dicendo stridono; ma dobbiamo renderci conto che la crisi dell’acqua e dell’aggressione all’ambiente non è una causa. La causa è il modello di civilizzazione che abbiamo costruito e ciò che dobbiamo rivedere è il nostro modo di vivere.
Appartengo a un piccolo paese bene dotato di risorse naturali, con 3 milioni di abitanti. Ci sono 13 milioni di vacche  fra le migliori al mondo e 8, 10 milioni di ovini stupendi e il mio paese esporta cibo, latticini, carni. E’ una pianura e quasi il 90 % del territorio è utilizzabile. I miei compagni lavoratori lottarono molto per le 8 ore di lavoro e ora stanno ottenendo 6 ore di lavoro.
Però chi ottiene 6 ore esegue 2 lavori e quindi lavora più di prima. Perché? Perché deve pagare un mucchio di rate: il motorino, l’automobile. E paga rate e paga rate e quando arriva ad estinguerle sei un vecchio reumatico come me e la vita ti va via. E allora uno si pone questa domanda: è questo il destino della vita umana?

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Queste cose sono elementari: lo sviluppo non può essere contro la felicità ma deve essere a favore della felicità umana, dell’amore, della terra, delle relazioni umane, della cura dei figli, dell’amicizia e di avere le cose basilari.
Questo è il tesoro più importante  che abbiamo e quando lottiamo per l’ambiente il primo elemento dell’ambiente stesso si chiama : felicità umana. Grazie.”

Agricoltura biologica e sostenibile

propylaea-14-punctata-eat-Macrosiphum-rosaePer una agricoltura biologica e sostenibile dagli anni Ottanta una azienda francese alleva insetti utili da utilizzare al posto dei pesticidi chimici, dannosi per la salute e per l’ambiente. ”Abbiamo usato degli insetti impollinatori su fragole e pomodori, e poi altri per contrastare i parassiti come afidi e acari” spiega un agricoltore. La lotta biologica è l’elemento chiave di ogni strategia innovativa di difesa delle colture, che rispetti l’ambiente. Il rispetto della natura però ha un costo. Ogni scatola sufficiente a proteggere un’area di circa 200 metri costa 100 euro. ”I box con gli insetti sono un po’ più cari dei pesticidi chimici ma funzionano altrettanto bene e non sono dannosi, la salute secondo noi non ha prezzo”. La sfida del futuro è riuscire a coltivare un fungo capace di combattere i parassiti a basso costo.

Io invece ho fatto un sogno. A Parma, tutta la zona nord della città e i territori compresi fra l’autostrada, l’asolana, il Po e l’Enza saranno interessati da centinaia di sostanze che si depositeranno sui campi impedendo il proliferare di inutili parassiti e garantendo così la genuinità dei prodotti DOP e non, così preziosi per la Food Valley. A pensarci bene, un incubo.

http://www.lastampa.it/2013/07/29/multimedia/scienza/insetti-contro-parassiti-per-coltivare-bio-xEjUFTunqV2d2dPGVFbHWJ/pagina.html

69° Anniversario dell’Eccidio di Sant’anna di Stazzema 12 Agosto 1944 – 12 Agosto 2013

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L’eccidio di Sant’Anna di Stazzema fu un crimine contro l’umanità commesso dai soldati tedeschi della 16ª divisione volontari delle Waffen SS di fanteria meccanizzata, comandata dal generale Max Simon, il 12 agosto 1944.

Quando le SS giunsero a Sant’Anna, accompagnati da fascisti collaborazionisti che fecero da guide, gli uomini del paese si rifugiarono nei boschi per non essere deportati mentre donne, vecchi e bambini, sicuri che nulla sarebbe capitato loro, in quanto civili inermi, restarono nelle loro case.

La furia omicida dei nazi-fascisti si abbattè, improvvisa e implacabile, su tutto e su tutti. Nel giro di poche ore, nei borghi del piccolo paese, alla Vaccareccia, alle Case, al Moco, al Pero, ai Coletti, centinaia e centinaia di corpi rimasero a terra, senza vita, trucidati, bruciati, straziati.

Quel mattino di agosto a Sant’Anna uccisero i nonni, le madri, uccisero i figli e i nipoti. Uccisero i paesani ed uccisero gli sfollati, i tanti saliti, quassù, in cerca di un rifugio dalla guerra. Uccisero Anna, l’ultima nata nel paese di appena 20 giorni, uccisero Evelina, che quel mattino aveva le doglie del parto, uccisero Genny, la giovane madre che, prima di morire, per difendere il suo piccolo Mario, scagliò il suo zoccolo in faccia al nazista che stava per spararle, uccisero il prete Innocenzo, che implorava i soldati nazisti perché risparmiassero la sua gente, uccisero gli otto fratellini Tucci, con la loro mamma. 560 ne uccisero, senza pietà in preda ad una cieca furia omicida. Indifesi, senza responsabilità, senza colpe. E poi il fuoco, a distruggere i corpi, le case, le stalle, gli animali, le masserizie. A Sant’Anna, quel giorno, uccisero l’umanità intera.

La strage di Sant’Anna di Stazzema desta ancora oggi un senso di sgomento e di profonda desolazione civile e morale, poiché rappresenta una delle pagine più brutali della barbarie nazifascista, il cancro che aveva colpito l’Europa e che devastò i valori della democrazia e della tolleranza. Rappresentò un odioso oltraggio compiuto ai danni della dignità umana. Quel giorno l’uomo decise di negare se stesso, di rinunciare alla difesa ed al rispetto della persona e dei diritti in essa radicati.

Nessun cittadino può dimenticare questi crimini di terrorismo. Nessun cittadino deve dimenticare le vergogne del nazismo e del fascismo

http://www.santannadistazzema.org

http://www.comune.stazzema.lu.it/

Ambiente violato

Oggi è un’altre giornata dove l’ambiente ha subito l’ennesima violenza. Il TAR ha tardecretato la riaccensione dell’inceneritore di Iren.
L’ambiente è come una religione, nel senso etimologico del termine, ovvero ritorno dell’uomo al legame con il Creato, con la Natura. Questo legame oggi è stato strappato. Speriamo di ricucirlo attraverso azioni responsabili. Si tratta di un legame che è stato barattato in nome del denaro e dell’interesse privato. Il tutto a scapito del bene pubblico, della collettività.
Abbiamo dimenticato che l’ambiente non è solo il prato fiorito o l’aria pulita, ma siamo noi, il nostro rapporto con gli altri e con la Natura. L’ambiente ci da nutrimento, non solo coi prodotti alimentari ma anche con la cultura e col benessere che ne traiamo. L’ambiente è immaginazione, capacità di vedere un futuro vivibile, è un percorso sensoriale che ci accompagna per tutta la vita. intelligenza ecologicaL’ambiente è amare la vita nella natura; L’ambiente siamo noi, la nostra capacità di relazionarsi con gli altri interagendo con l’esterno. L’ambiente è la capacità di vivere in termini nutrizionali e relazionali, attraverso gli stimoli che prendiamo col mondo esterno, guardando un paesaggio, ascoltando la musica, passeggiando, vivendo in una percezione estetica e sentendoci in pace con noi stessi e con gli altri.
Allora dobbiamo scegliere che percorso intraprendere nella nostra vita di cittadini che è indissolubilmente connessa con la nostra vita intima, famigliare, relazionale, sociale. Pensiamo di essere individuali ma le nostre scelte portano sempre a delle conseguenze per noi e per coloro che ci stanno vicino. Smettiamola di dire che non possiamo conoscere il futuro delle nostre scelte. Se percorriamo una strada, se non facciamo certe scelte per negligenza, per timore, per inerzia, non troveremo più un nostro equilibrio ambientale. Dobbiamo invece avere un’intelligenza ecologica, dobbiamo avere la capacità di adattarci a un ambiente che non è più in grado di assorbire le nostre abitudini di consumo e i nostri rifiuti. Incenerire i rifiuti non li farà sparire e i problemi non spariranno. Semplicemente si trasformeranno in ulteriore inquinamento.
villettaAnche se l’iter burocratico per realizzare un inceneritore venisse infine giudicato idoneo, rimane il fatto che noi cittadini di buon senso sappiamo che si tratta di un qualcosa di profondamente ingiusto, di alieno al nostro territorio, alieno alle nostre tradizioni enogastronomiche, distante dalla nostra vita. Speriamo che prima o poi lo capiscano anche coloro che ne traggono un utile economico e che vivono probabilmente lontano dagli inceneritori, nello loro belle casette colorate col giardino, il cane e la macchina parcheggiata nel vialetto.