La mia preghiera laica di cittadino: la lettura dei giornali del giorno dopo, five stars movement

Martedì 26 febbraio 2013, leggerò i giornali e pregherò politicamente e laicamente così

1 (20)La politica all’interno dell’interesse affaristico si è fatta partito prostituendosi con il nome di libertà. Il potere e-norme, è sottratto a ogni regola di civiltà e diritto. La legislazione, opificio di decreti emanati per favorire interessi particolari o ritagliare la giustizia su misura per l’impunità dei prepotenti, si affaccia ad un ipotetico cambio di paradigma culturale.

La NUOVA sorprendente maggioranza di italiani (mai nel ricordo dell’Italia Repubblicana era esplosa una forza così dirompente al primo turno elettorale) potrà collaborare attivamente a rigenerare la migliore eredità morale, civile e il patrimonio culturale della nostra Terra. Da domani sarà possibile un rinnovamento delle nostre abitudini quotidiane di cittadinanza ritrovata. Tale rinnovamento sarà possibile solo se la nostra esperienza  sarà fondamentalmente aperta alla verità e alla conoscenza.

Nessuna grande cultura politica (gestione della Polis) potrà reggersi su una mancata relazione fra verità e conoscenza. Occorre inoltre il pensiero pratico del cittadino dotato del buon senso comune. Mi riferisco alle motivazioni che guidano l’agire dei cittadini e il pensiero che struttura i giudizi di valore. I nuovi cittadini che da domani siederanno in parlamento dovranno essere impegnati nelle battaglie per i valori, in quelle battaglie che stanno più a cuore alle persone comuni e per le quali vale la pena di vivere.

C’è una grande differenza di cosa un cittadino giudica importante e la scala dei valori fasulli di un qualsiasi politico della vecchia nomenclatura, attore decrepito in un teatro scrostato di maschere e bugie. Si tratta  di capire ora se questa nuova comunità sarà capace di quel rinnovamento che potrà condurre alla ricerca delle competenze e della verità. Forse non siamo ancora del tutto consapevoli di quanto lo scetticismo denigratorio del vecchio qualunquismo partitico ha tolto serenità alla nostra vita di cittadini.

Opporsi a tutto questo vuol dire difendere la città insieme alla formazione e alla competenza della nostra vita politica. Poiché la nostra presa di posizione è ciò che ci fa diventare quello che siamo, occorrerà difendere l’autonomia politica di ciascuno di noi. Immag3947

Esistere politicamente sarà una cosa tremendamente seria che richiederà coraggio e coerenza, oltre che informazione, consapevolezza, responsabilizzazione e infine azione. Il nuovo politico dovrà tendere al ritorno di un mondo nuovo offrendoci quello che è mancato fino ad ora: un senso di prospettive, una visuale politica, sociale, economica, ambientale ed energetica che guardi al futuro, un futuro a lungo termine, analizzando nei dettagli tutti gli effetti di ogni singola scelta. E questo in semplicità senza complicazioni.

Nella mente del vecchio politico vi sono molte possibilità  disarmoniche, nella mente nuovo politico dovranno esserci soltanto alcune di buon senso. Egli dovrà essere personalmente responsabile delle proprie azioni e rendersi disponibile a risponderne di fronte ai cittadini, di oggi e di domani.Foto-0032

Io spero che il nuovo politico rappresenti davvero il  nuovo senso comune del cittadino, il senso di un popolo che non subisce più il potere ma che lo promuove a beneficio della collettività, in una comune volontà di partecipazione . Omertà e servilismo non dovranno più  caratterizzare il politico.

L’esistenza gregaria non potrà essere più scambiata con il “noi”. Non ci si potrà più  eclissare così da ogni presa di posizione personale e da ogni individuale assunzione di responsabilità, dalle proprie opinioni e dalle proprie azioni. Dovrà essere netta la differenza fra interesse partitico, interesse particolare e autonomia morale ed individuale.

Trasparenza radicale per i servizi di Parma

L’ecologia industriale è convinta che i sistemi Immaginedell’industria, opportunamente modificati, si possano comportare come i sistemi naturali, quei sistemi che non conoscono il concetto di rifiuto.

E’ fondamentale che gli specialisti del settore facciano rete, facendo conoscere ai cittadini tutte le informazioni disponibili, in modo che siano in grado di valutare i propri acquisti di merci o servizi.

Cosa accadrebbe se ogni cittadino conoscesse gli impatti ambientali nascosti di tutti i prodotti venduti dalla aziende o di tutti i servizi forniti ad esempio dalle multiutility?

Accadrebbe che le decisioni del cittadino potrebbero essere prese in linea con valori di speranza e di futuro di salute. Di fronte ad una maggiore disponibilità di informazioni, le aziende saranno costrette a trasformare il modo di produrre e di fornire servizi come l’acqua o come lo smaltimento e la gestione dei rifiuti. Questa trasparenza radicale, a mio avviso poco nota in Italia e a Parma in particolare, sarà il varco per mezzo del quale le aziende virtuose, attente alle migliori tecnologie disponibili, scalzeranno le fabbriche “vecchie e fumose”, non attente all’ambiente.

Si parlerà allora di aziende rinnovate, destinate  a far profitto, ma in modo chiaro, sostenibile e responsabile.  Tutto questo con una propensione all’ascolto dei cittadini-clienti, anticipando i cambiamenti di mercato.  Non esistono attività industriali a impatto zero, ma prima riusciremo a lavorare inquinando di meno e meno drammatici saranno i danni soprattutto a Parma, città fra le più inquinate in Europa e del mondo. Anche a causa della conformità geografica dell’immenso bacino circondato da monti la Pianura Padana è infatti fra le 5 aree più inquinate al mondo e molti fanno ancora finta di non rendersene conto cercando in ogni modo di far partire impianti ad altissimo inquinamento. L’inquinamento della modernità industriale lo stiamo già subendo oggi, ma soprattutto lo subiranno i nostri figli. Se non facciamo qualcosa i nostri figli non ce lo perdoneranno mai. Nel nuovo mercato le aziende virtuose realizzeranno questa svolta radicale sul piano delle informazioni ai clienti-cittadini.

ImmagineL’analisi del ciclo di vita, la responsabilità sociale d’impresa, le linee produttive “dalla culla alla culla”, l’impronta ecologica,  tutti termini e significati che non saranno più bagaglio degli ambientalisti, ma pilastri di un nuovo modo di fare impresa.

Quando una SpA, il cui motivo legittimo principale della sua esistenza penso sia fare utile per i propri azionisti, costringe i clienti-cittadini a portare i loro rifiuti in un inceneritore, li “obbliga” anche a inquinare l’ ambiente, immettendo dosi quotidiane di tossine, diossine, particolato, “assassinando” l’ecosistema, patrimonio e bene comune concesso in prestito dalle generazioni future. Le aziende virtuose invece sono trasparenti e si sviluppano insieme all’intelligenza ecologica collettiva di tutti i cittadini. Ogni utente è così chiamato ad acquisire familiarità coi metodi per individuare gli impatti di eventuali progetti di beni e servizi proposti dalle aziende.
Trasparenza delle informazioni, accessibilità immediata dei dati, impatto ecologico evidente, sono le armi delle aziende virtuose e competitive in un mercato destinato a rinnovarsi.

Per contro, il greenwashing, le presentazioni con manifesti ed opuscoli colorati redatte da pubblicitari , i meeting, i fantastici alberi mangia polveri, i fumi che inquinano come una grigliata a casa di amici, rappresentano il concetto fossile del far soldi e la mediocrità dirigenziale.

I cittadini di Parma stanno rendendosi conto ora del danno e della magnitudo che un qualsiasi  inceneritore produrrebbe nella food valley.I cittadini di Parma non vogliono essere complici di una strategia della tragedia, ma vogliono mettere in atto una strategia del cambiamento, un  nuovo paradigma culturale che non preveda discariche in atmosfera e discariche a terra,

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derivanti da eventuali incenerimenti dei rifiuti. Lo possiamo fare e lo dobbiamo fare. Per noi e per le nostre future generazioni. Chi la pensa come me non vuole più vivere a debito del futuro dei propri figli.

Il Comune aderisce al manifesto della qualità per l’aria

download L’amministrazione comunale aderisce al manifesto per la qualità dell’aria di Legambiente e all’operazione mal’aria 2013 di Legambiente in collaborazione con l’Area Genetica del Dipartimento di Bioscienze  dell’Università di Parma.  La prima iniziativa prevede un impegno da parte del Comune a predisporre una serie di interventi utili a diminuire l’elevatissimo inquinamento presente a Parma. La seconda iniziativa  prevede una serie di campionamenti delle polveri sottili in determinate strade indicate individuate con l’aiuto dei cittadini. I campionamenti saranno rilevati tramite un apposito contatore di particelle dello smog causato dalle polveri sottili. E’ infatti il numero delle particelle la discriminate che evidenzia il grado di pericolosità presente nell’aria e non solo il loro peso.

Nella Pianura Padana è presente un alto all’inquinamento da PM 10 (soprattutto nel periodo invernale) e da ozono (soprattutto nel periodo estivo). Con 120 sforamenti dei limiti di PM 10 nel 2012 Parma è la quarta città più inquinata in Italia; abbiamo già raggiunto 21 sforamenti dei limiti di PM 10 da inizio anno. La Pianura Padana si conferma la zona più inquinata d’Italia e fra le più inquinate d’Europa. Cosa altro serve per capire che a Parma non si può più aggiungere altro veleno nell’aria.

Gli effetti sulla salute dell’inquinamento delle micro polveri sono noti da anni,  è sufficiente far riferimento agli studi epidemiologici pubblicati dalla Regione o alle indicazioni di altre fonti ufficiali quali ad esempio l’Organizzazione Mondiale della Sanità o il Ministero della Salute.

download (1)L’inquinamento prodotto da traffico veicolare rappresenta circa il 30 % dell’inquinamento presente in città. Il cittadino che acquisisce la consapevolezza che si può evitare di essere automuniti acquista una qualità di vita e una libertà economica inimmaginabili. Se rapportiamo i km percorsi con l’auto rispetto al tempo che si trascorre ogni anno per gli spostamenti e al tempo di lavoro necessario per pagare le rate della macchina e per mantenerla in efficienza, la velocità media risultante è di 6 km/ora ovvero meno di quella di un mulo.

Nessuno ha mai stimato il valore del tempo perduto per le code infinite. Il rapporto auto/abitante a Parma è fra i più alti della nazione (63 auto su 100 abitanti), completamente fuori dagli standard europei che fissano l’obiettivo al 2020 di 40 auto su 100 abitanti, con inevitabili conseguenze sull’ambiente  Qual è il costo per gli anni buttati per comprare l’auto e per viver in auto?

L’auto è un oggetto di antica concezione dotato di protesi energivore che cercano di rendere gradevole il soggiorno nell’abitacolo che risulta più inquinato dell’aria esterna, pieno di oggetti inutili creati dalla pubblicità (il navigatore, il vivavoce, lo stereo con mp3 e attacco per smart phone, il lettore dvd, ecc).

download (2)Allora l’automobile non può essere più considerato uno status simbol, il segno della propria realizzazione, ma deve tornare ad essere un mezzo di locomozione. L’auto fornisce un evidente utilità, questo è assodato, ma dobbiamo renderci conto che non si potrà più andare avanti come abbiamo fatto fino ad ora.

La mobilità a Parma deve trovare degli strumenti di  buon senso, già presenti nelle linee programmatiche del Comune; un buon senso che spazzi via l’inquinamento dei nostri spesso inutili spostamenti in una città ritenuta la capitale della Food Valley. 

Si deve monitorare al meglio la qualità dell’aria, con buon senso, in modo efficace ed efficiente. Ad esempio solo una centralina a PR rileva i pm 2,5 e pure in Via Montebello che non è certo fra le zone più trafficate di Parma. E’ quasi inutile, è come monitorare la glicemia di un diabetico col termometro.

Occorre un cambio di modello culturale. Dobbiamo tornare ad avere un’intelligenza ecologica ovvero la capacità di apprendere gli effetti della nostra attività umana, di ogni singolo gesto, sugli ecosistemi e sull’ambiente in generale.

L’intelligenza ecologica collettiva ci può consentire di causare meno danni possibili all’ambiente  e una vita il più sostenibile possibile all’interno della città. Dobbiamo capire come funzionano le relazioni fra noi e ciò che produciamo, ciò che consumiamo, e il nostro ambiente.

Occorre per ogni cittadino trovare una sensibilità in grado di immaginare le relazioni fra la  mobilità, i mezzi che usiamo per spostarci  e l’ ambiente. Dobbiamo immaginarcelo bene come sarà questo mondo, dobbiamo usare bene le nostre capacità per salvare la città.

download (3)l futuro, anche all’interno della mobilità cittadina, comincia davvero coi piccoli gesti quotidiani che ripensino in maniera sostenibile le abitudini e gli spostamenti pubblici e privati.

Fabrizio Savani – Movimento 5 Stelle Parma – Febbraio 2013

Il buon senso e il diritto naturale a vivere

giornali usatiRicordo che alle elementari quando si andava a scuola il primo di ottobre, nel viale coperto dalle foglie fradice di umidità, fra un tiglio e l’altro, osservavo i cartelloni che invitavano i cittadini ad effettuare la differenziata: una foto in bianco e nero con al centro un foglio accartocciato e la scritta “la carta vale un asilo”. Il buon senso di un’azienda cittadina che promuoveva i concetti di riduzione e riuso 40 anni prima delle direttive europee.
Erano i primi anni 70 e la gestione rifiuti era affidata all’azienda municipalizzata nettezza urbana, AMNU SpA.

Nel 99 il Comune trasferisce ad AMPS SpA (evoluzione di AMNU) diversi servizi compreso trasporto e spazzamento rifiuti. Nel 2000 alcuni privati (2 SpA) acquistano una partecipazione di parte del capitale sociale di AMPS. Nel 2002 il Comune trasferisce ad AMPS lo smaltimento dei rifiuti. La conseguenza è che l’intero ciclo dei rifiuti si pone a capo di un unico soggetto gestore (dalla raccolta allo smaltimento). Nel 2004 – 2005 AGAC (multi utility di RE), TESA (PC) e AMPS si fondono per unione fra loro costituendo in tal modo ENÌA. Questa subentra così nei rapporti attivi e passivi delle 3 società fuse, nei contratti e negli gli atti preesistenti. “Eredita” anche l’affidamento della gestione integrata dei rifiuti da AMPS. Nel 2010 nasce IREN dalla fusione tra IRIDE, la Società che nel 2006 aveva riunito AEM Torino ed AMGA Genova, ed ENÌA.

Si deduce che se prima AMPS era tutta del Comune di Parma e la gestione del servizio pubblico era riconducibile al Comune medesimo ora IREN ha come soci anche altri Enti. Non si tratta più di un affidamento diretto del servizio pubblico da parte del Comune ad una società controllata dal Comune stesso dove i cittadini vedono e percepiscono che la gestione è riconducibile all’Ente locale e a un qualcosa che è parte del territorio.

Ora invece la multiutilty che gestisce il servizio è percepita come estranea al territorio. D’altro canto il Comune possiede solo il 6,11 % (circa) delle quote capitale ed è evidente che non può influire in modo determinante sulla politica gestionale ed ambientale dell’azienda. E’ così ora ci sono due realtà con obiettivi diversi. Da una parte il Comune col suo intento prioritario di tutelare la salute pubblica e dall’altra una SpA quotata in Borsa, col suo intento prioritario di tutelare l’utile e i suoi azionisti.

In questo triste periodo storico italiano una parte del mondo affaristico e finanziario è entrato da decenni nella politica fondando una sorta di “partitismo laterale” che prospera senza alcun rispetto per il diritto, per la morale, per l’ambiente.

Ora il vento sta cambiando. In città deve soffiare sempre più forte il vento del cambiamento, il vento del buon senso. E’ il comune buon senso che deve rifondare il buon vivere di ogni cittadino. E il buon vivere in città si rifonda partendo dall’informazione che deve essere trasparente e radicale. L’informazione porta all’acquisizione della verità e alla consapevolezza dei diritti della città.

Come cittadini di Parma, come politici di Parma, dobbiamo impegnarci per le battaglie legittime che vale la pena di portare avanti. Non possiamo starcene inermi ad ascoltare delle bugie. Ognuno di noi può fare la differenza. Consapevolezza, responsabilizzazione, indignazione ed azione. La Polis siamo noi e non delle SpA aliene al nostro territorio. Ogni cittadino è il riflesso delle proprie convinzioni, della propria coerenza, del proprio ambiente, dell’attenzione per la salute della propria famiglia. Comunità deriva dal latino e vuol dire condividere un dono, il dono della reciprocità e della propria identità. Ciò che è giusto è anche vero; ciò che è vero è in accordo con la realtà; e la realtà è che Parma non vuole alcun inceneritore.

La passione civile, questo sentimento intenso che ha già scosso Parma deve ora trovare gli strumenti per legittimare il buon senso. Il buon senso che legittimamente spazzi via l’inquinamento di ogni ipotetico eco mostro in una città fra le più inquinate d’Italia e d’Europa. 120 sforamenti dei limiti di PM10 nel 2012. 7 sforamenti sui primi 10 giorni del 2013.

Cosa altro serve per capire.

Inceneritore, uno scempio ambientale

La nostra città è dal 2004 sede dell’ EFSA grazie a tradizioni e produzioni agro-alimentari di altissimo livello. Il vanto della nostra provincia sono gli alimenti genuini che ci distinguono in tutto il mondo per qualità e bontà, ottenuti con lavorazioni artigianali e con precise regole e disciplinari. I nostri prodotti hanno bisogno di avere una filiera alimentare incontaminata e con certe caratteristiche precise. I 3 elementi aria, acqua e terra se non vengono preservati ma contaminati da agenti tossici, compromettono la filiera alimentare e il nostro territorio non potrà avere più i prodotti DOP o DOC tipici della nostra provincia. Non è in discussione da nessuno che l’inceneritore avrà una potenzialità spaventosa pari a 130.000 t/anno e non è in discussione che l’inceneritore inquinerà l’aria e la nostra madre Terra compromettendo anche la qualità dei nostri prodotti alimentari. I veleni emanati dal rogo perpetuo dell’inceneritore, ci porteranno diossine (una delle sostanze più tossiche mai inventate dall’uomo), metalli pesanti, nano polveri, tutti pericolosi forse più dell’amianto. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente, l’ARPA dicono che i fumi degli inceneritori sono cancerogeni. Non esistono filtri magici per la nano polveri che sono grandi come virus ed entrano direttamente nei polmoni. Questi veleni accumulandosi al suolo entrano nella catena alimentare. Mia figlia lo ha studiato a scuola, alle medie, in scienze. Basta leggere i libri di studio dei nostri ragazzi, non bisogna essere dei premi Nobel. Le ho chiesto cosa succede alla catena alimentare se le mucche mangiano l’erba con la diossina. Mi ha risposto che ce la ritroveremo nel nostro piatto col latte e col formaggio. Avremo probabilmente i foraggi contaminati con livelli tossici ben oltre i limiti di legge in quanto il nostro corpo bioaccumula le sostanze tossiche. Sostanze tossiche all’ingresso di un inceneritore e sostanze tossiche all’uscita di un inceneritore, non scompare magicamente nulla. Mi sembra quindi che color che sono per l’inceneritore (ma chi ormai, non certo i cittadini di Parma mediamente informati) sia contro i nostri prodotti di Parma e soprattutto contro l’ambiente. L’inceneritore non è l’unica strada per la gestione del problema rifiuti ma è la meno conveniente per le nostre tasche ed è la meno conveniente per la salute dei nostri figli. Non lo diciamo noi ma la Legge. Questi inceneritori ribattezzati termovalorizzatori, più eco friendly, sono industrie insalubri di prima classe, la più dannosa, e sempre la Legge afferma che sono incompatibili col territorio dove ci sono le produzione DOP. Dobbiamo scegliere quindi fra il futuro del nostro territorio, la salute dei nostri figli e l’interesse privato di chi costruisce questi “ECO impianti” con ciminiere dalle quali escono fumi che mi sembra odorino di morte. Oggi tutta l’Europa utilizza al massimo la raccolta differenziata e riduce la produzione dei rifiuti alla fonte. Il ricorso all’incenerimento si utilizza sempre meno perché si è capito che i rifiuti sono una risorsa ed è economicamente stupido bruciarli. Città come Camberra, San Francisco, nazioni come l’Austria, la California, percorrono da tempo la strada che porta a rifiuti zero. Ridurre i rifiuti, riutilizzare i prodotti, riciclare ciò che buttiamo.
In Italia, al contrario, il ricorso all’incenerimento è ancora attivo perché economicamente conveniente solo per i gestori di tali impianti, dato che prendono i soldi dalle tasche dei cittadini prima con i CIP 6 (il 7 % delle nostre bollette elettriche regalato ai gestori degli inceneritori) e ora coi certificati verdi. A poche centinaia di km da Parma è presente un impianto di riciclo (a Vedelago in provincia di Treviso) che recupera il 90 – 98% della differenziata da un bacino di 800.000 abitanti, costo 5-6 milioni di euro e realizzabile in 6 mesi. Ma come mai gli Enti territoriali non hanno tenuto in debito conto delle alternative all’incenerimento pensandoci e ripensandoci? L’impianto come quello di Vedelago è presente in diverse parti d’Italia e nel mondo, ogni impianto offre lavoro a 60 persone contro le 10 di un inceneritore. Tale impianto alternativo non emette fumi o diossina e non ha bisogno della discarica. Per l’inceneritore ci vuole una discarica perché per ogni tonnellata di rifiuti bruciati si producono 300 kg di ceneri pericolose: sono rifiuti “speciali” che devono essere stoccati in discarica per anni. Con una buona differenziata ed estesa in tutta la città come in tutti i paesi dove c’e’ la raccolta porta a porta (Colorno, Torrile, Noceto, Fidenza, ecc) l’inceneritore semplicemente non serve. Inoltre sembra che vogliano bruciare anche i rifiuti speciali, quelli tossici e i residui delle lavorazioni industriali. Dobbiamo indignarci e tutelare i diritti dei nostri figli: il diritto alla salute e il diritto a vivere in un ambiente sano. Nel rispetto di noi parmigiani, dell’ambiente e del territorio, per evitare di spendere in futuro i nostri risparmi in cure per la nostra salute e per quella dei nostri figli, dobbiamo fare tutto il possibile nel rispetto della legge per fermare l’inceneritore e per evitare questo scempio economico, ambientale.

Il tubo della stufa

Immag4198Il ponte nord (o Ponte Europa) è aperto da qualche mese. Costo 18 milioni di euro mentre tutta la struttura è arrivata a 25 milioni di euro. Non avrebbe avuto senso tenere chiuso questo monumento alla inutilità costato un pacco di soldi.

E’ aperta la parte carrabile: si tratta del ponte vero e proprio, una striscia d’asfalto nascosta dal tubo sul fronte di via Europa. Bene ha fatto l’assessore Alinovi a inserire la pista ciclabile non prevista nel progetto d’origine.
Bello questo ponte, un’opera di cui si sentiva la mancanza. Basta parlare coi cittadini residenti nella zona per farsi un’idea del senso di gratitudine verso chi ha progettato e realizzato questa opera.

Tale monumento allo spreco di denaro pubblico sarebbe stato meglio chiamarlo Tubo della Stufa come ribattezzato dai cittadini di Via Trento Via Brennero, Via Europa, Via Sassari, Via Alessandria, sfregiati nei loro diritti da un’opera di pubblica inutilità.

Cosa si poteva fare con 25 milioni di euro? Infrastrutture per il sociale per diverse famiglie bisognose che non sarebbero incorse in uno sfratto esecutivo. Si sarebbe risolto una volta per tutte il problema delle scuole con copertura in eternit, eccetera.

Come entrare nel merito delle funzioni da allocare all’interno dei piani rialzati, attualmente disabitati?
L’assessore Alinovi ha verificato quali siano gli usi ammissibili che la normativa consente di insediare, visto che appare oggi poco sostenibile, per motivi di costi di gestione e manutenzione, limitare le funzioni insediabili alla sola possibilità di adibire questo spazio pubblico multipiano ad usi esclusivamente non permanenti, quali allestimenti estemporanei, come ipotizzato dalla precedente amministrazione.
I piani soprastanti sono un’incognita dato che il ponte è autorizzato come infrastruttura e non come edificio in possesso di volumi e superfici abitabili, secondo quanto indicato nella normativa vigente.

Nella città di Leonia l’allestimento ideale per un ponte del genere è una limonaia. Un posto caldo d’estate e con un magnifico effetto serra. Che classe energetica ha un edifico del genere? Quanta energia elettrica ci vuole per raffrescarlo e quanto metano per riscaldarlo? Cifre da fantascienza.

Ci sarà da lavorare per renderlo fruibile alla cittadinanza. Si stanno studiando delle soluzioni nel rispetto delle norme e dei tempi necessari per l’utilizzo del ponte. Quest’opera assurda, elemento completamente estraneo al territorio e compresso in una parte del torrente, unisce il nulla col niente ed è l’ennesimo stupro all’ambiente degli ultimi 15 anni.

Costituzione Italiana vs Trattato di Lisbona

Amo la Costituzione Italiana anche se non fu mai approvata dal popolo con un referendum.

Con questa considerazione e attraverso la disamina delle azioni quotidiane partitiche si arriva a dedurre che la sovranità del popolo si può vedere solo nei fondi di caffè al bar e i partiti bivaccano a palazzo pretendono di esercitare la democrazia.

La UE è governata dal Trattato di Lisbona incomprensibile dai cittadini normali e perfino dai nostri politici.Il Trattato se fosse stato comprensibile non sarebbe mai stato approvato da un ipotetico referendum. I capi di Stato quindi non cercarono l’approvazione dei cittadini.

Nelle grandi democrazie invece il referendum è un dato oggettivo della vita politica. Il referendum è uno strumento di democrazia diretta e partecipata che serve a controllare le decisioni del governo. Ma nel Trattato non si parla di referendum.

Quali sono gli organi istituzionali eletti dai cittadini? Chi è e quanti conoscono ad esempio il presidente della Commissione Europea? Chi ha mai visto il suo curriculum vitae. E’ questa la democrazia partecipata dal basso? E’ questa l’Europa che regaliamo ai nostri figli? Giada, figlia mia, ti chiedo scusa. È giunto dunque il momento che il popolo si liberi dai politici di professione che non sono stati in grado di tutelare la Nostra Costituzione nei confronti del Trattato di Lisbona. La UE del Trattato bizantino burocratico non sarà mai la UE dei cittadini. La Grecia ha provato a chiedere un referendum sugli pseudo aiuti della UE ma il Marco non ha voluto che alcuni cittadini minassero la siffatta stabilità europea.

La UE del Trattato sembra avviata verso una mera destinazione economica dove l’euro rappresenta una linea di spartizione fra feudi euro ed euro periferie le quali osservano chi prende le decisioni per loro. Ecco quindi che l’euro, scettro del potere del franco tedesco, sarà la chiave dello “stargate” dove verranno risucchiati e spediti nello spazio siderale, interi parlamenti, i governi e le monete e infine i cittadini con le loro strane idee di democrazia.

In una UE dove non si parla più di piani di sviluppo ma di orizzonti di riduzione di debito i cittadini europei non hanno più una politica comune ma solo una comune rabbia verso debiti che non considerano i loro. Quando mai la UE, quando mai il Trattato parla di società, di cittadinanza sovrana, di sviluppo legato decrescita e all’uso razionale di risorse e di materie prime, quante volte la UE parla invece di mercato, di stato e di debito sovrano. Contro le banche che dilatano il debito anziché ridurlo, contro questo turbo capitalismo che farebbe inorridire Adam Smith e Adam Ferguson non si può solo parlare di larghe intese o di intesa franco tedesca.

La democrazia europea del Trattato di Lisbona e del solo euro non può sovrastare le democrazie dei singoli paesi europei. Non lo vuole l’Italia, non lo vuole nessun cittadino europeo, non lo vuole nessuno neanche qui a Parma.

Ambiente Parma

ego vs ecoOgni aspetto della vita di Parma è ambiente: salute, trasporti, edilizia, agricoltura, rifiuti e qualità della vita. La vita di Parma, la vita dei cittadini di Parma, non sono merci e non si valutano a peso. Solo l’uomo in natura non vive a rifiuti zero. Consumiamo e buttiamo tutto, Terra compresa. Ma tutto questo non è più possibile e non lo è mai stato. Dobbiamo svegliarci, soprattutto qui a Parma, in una delle capitali mondiali dell’alimentazione, terra da sempre legata all’agricoltura e al territorio inteso come patrimonio ambientale. L’ambiente non è di nostra proprietà, non è un derivato o un bond. L’ambiente siamo noi ed è l’unica eredità che lasceremo ai nostri figli. Dobbiamo quindi smettere di avere una visione antropocentrica dell’ambiente e della vita e dobbiamo invece avere una visione biocentrica dove il cittadino è parte dell’ambiente e ricava dall’ambiente ciò che gli serve per il proprio benessere in un equilibrio bio economico. Questo patrimonio culturale non è moderno ma arriva da lontano, a Parma i nostri nonni lo avevano capito ed è completamente estraneo ai mercenari politici, ai banchieri e alle SpA. L’ambiente non è denaro contante. Vendere il territorio, ad esempio, è un reato etico, ambientale, politico, economico.
La politica energetica deve andare verso la riduzione dei consumi e degli sprechi. Se il paradigma della crescita non viene messo in discussione, la politica energetica andrà alla ricerca di fonti rinnovabili in grado di sostituire quelle fossili. Il territorio non può essere utilizzato per coltivare mais per impianti a biomasse o per costruire centri commerciali alieni alla nostra tradizione locale di piccole realtà artigianali. L’ossimoro dello sviluppo sostenibile adotta come pannicello caldo la riduzione dei consumi limitandosi a richiami moralistici sulla risparmio energetico ottenibile con comportamenti pseudo virtuosi. Certo utili, ma insufficienti. Stampare fronte retro, spegnere le luci, togliere lo stand-by, bere l’acqua di rubinetto, fare il pane, la birra, lo yogurt in casa, comprare l’auto ecologica (altro ossimoro) sono tutte belle azioni ma sono solo l’inizio, sono condizioni necessarie ma non sufficienti. Non è questo il progresso, anzi si corre i rischio di ottenere una falso approccio al problema. Sono eco friendly in quanto insegno mia figlia Giada a lavarsi i denti col rubinetto chiuso. Poi le faccio mangiare una bella bistecca alla settimana ovvero 3.000 litri di acqua usati per far arrivare sul piatto un etto di carne (acqua per irrigare cerali con cui si alimentano i bovini, acqua per pulire le stalle e per far bere i bovini). Allora bisogna essere consapevoli e iniziare a pensare in modo differente.

Ecco allora alcune delle iniziative che si potrebbero adottare per incominciare ad affrontare con metodo la crisi ambientale, energetica, politica, economica finanziaria e morale che attanagli anche la nostra amata città.
1. Blocco del consumo del territorio di Parma. Si punta il compasso su Piazza Garibaldi e si disegna un cerchio con raggio di 2-3 km. Dentro si può solo ristrutturare il patrimonio edilizio esistente pubblico e privato, anche tramite incentivi, con interventi riqualificazione strutturale, impiantistica ed energetica.
2. Ogni permesso di costruire deve essere corredato di allegati energetici che vadano oltre la normativa di riferimento per raggiungere gli standard di consumo previsti dalla Provincia di Bolzano (classe C: 70 kWh/m2 anno).
3. Aumentare il verde urbano e le kyoto forest per migliorare i microclimi urbani, migliorare l’alimentazione delle falde idriche riducendo la cementificazione dei suoli, migliorare l’assorbimento di CO2.
4. Calcolo obbligatorio dell’impronta ecologica di ogni intervento edilizio; si deve quantificare le emissioni di CO2 per ogni lavoro in progetto; le emissioni devono essere compensate con la piantumazione di alberi autoctoni (facili da piantare, resistenti e che richiedono pochi interventi di manutenzione, come salici bianchi, noci, gaggie, ecc).
5. Valutazione obbligatoria di impatto ambientale per qualsiasi intervento ma con procedure burocratiche semplici, trasparenti e veloci.
6. Uso nell’edilizia di materiali locali e defiscalizzazione per il riutilizzo di materiali provenienti dalle demolizioni.
7. Recupero delle acque piovane e doppi impianti idrici sanitari (per acque potabili e non potabili).
8. Stop ai parcheggi in città e incentivare i bus navetta tra i parcheggi scambiatori e le varie zone cittadine; divieto totale di sosta nelle strade dei centri storici a eccezione dei residenti e potenziamento delle corse dei mezzi pubblici.
Sono quindi solo alcuni interventi necessari per condividere strumenti utili ad uscire dalla crisi ambientale e finanziaria che i signorotti politici nazionali e locali ci hanno regalato. Con proposte come queste si può quindi trasformare questa crisi in opportunità per tutti noi cittadini, per tutti noi brava gente.

Intervento del 29 gennaio 2013 in Consiglio Comunale

Voterò questo bilancio redatto da un assessore che considero un buon tecnico. Ma ora voglio esprimere una valutazione politica di ampio respiro sul periodo che stiamo vivendo, caratterizzato dalla fine di un’epoca e l’inizio di una nuova, tutta da scoprire.

E’ un’epoca condizionata dalla cultura dei partiti otto e novecenteschi sorti durante le rivoluzioni industriali. Oggi vediamo la fine di queste rivoluzioni, e le nuove tecnologie mostrano l’opportunità di nuove forme di società e di comunità che possono evolvere solo se in grado di cogliere le origini di questa crisi di sistema ed abbracciare un cambio di modello culturale.

L’assenza di una vera e autentica democrazia interna ai partiti tradizionali ha fatto nascere un movimento come il nostro, che si è aggregato intorno al personaggio pubblico di Beppe Grillo, personaggio che ci ha consentito di entrare in simpatia coi cittadini parmigiani. Simpatia intesa nel termine greco condividere il pathos e penso che per un politico sia fondamentale.

Uno degli ultimi politici che faceva dei veri comizi disse nel 1981 (Enrico Berlinguer in un’intervista di Eugenio Scalfari “I partiti non fanno più politica”.  “I partiti hanno degenerato e questa è l’origine dei malanni d’Italia. I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero”.

Nel 2013 credo che le parole di Berlinguer siano incredibilmente contemporanee; ma  cosa è cambiato oggi?

Oggi succede che per la prima volta in Italia un comune capoluogo viene amministrato da cittadini prestati alla politica, persone senza esperienza e cultura di partito, e questo vale sia per la Giunta sia per la maggioranza consigliare 5 stelle. Noi cittadini stiamo guardando dentro le stanze del potere locale, stiamo conoscendo la macchina amministrativa e dopo circa otto mesi ci siamo fatti un’idea.

Un’idea ad esempio sul bilancio pubblico che è importante ma non dice tutto, anzi per i cittadini può sembrare addirittura incomprensibile. La responsabilità politica del debito pubblico è evidente, lo hanno già detto in tanti. Sarà cmq la Corte dei Conti ad accertare il danno erariale da attribuire a quella parte politica che ha amministrato negli anni precedenti.

Il dovere di ogni Consigliere è quello di programmare un futuro diverso, coerente coi valori costituzionali e coerente col mandato elettorale che è opposto al sistema politico  passato figlio di una dottrina partitica morta.

Penso sia politicamente corretto distinguere i comportamenti locali che hanno rilevanza penale dal sistema politico costruito da un’intera classe dirigente nazionale. Si deve distinguere i comportamenti illeciti dal funzionamento della macchina amministrativa.

Noi cittadini paghiamo la somma di due danni: le scelte politiche locali degli anni passati, e la riforma amministrativa costruita dai partiti negli anni ’90. Questa riforma ha creato un sistema feudale, dove il potere reale è stato ceduto ad istituzioni non elettive, come la Commissione Europea [1] ed il Consiglio d’Europa [2].

I Comuni, la PA, nel quadro delle regole imposte dall’attuale politica liberista e dalla UE, non riescono a dare priorità all’interesse pubblico e non riescono a perseguire i bisogni reali dei cittadini. E questo è avvenuto nel corso degli ultimi decenni con l’introduzione del diritto privato in ambito pubblico, per scopi ed interessi non propriamente pubblici. Se ci trovassimo senza il problema dell’illegalità diffusa, dovremmo sottostare cmq a regole contabili che non tengono conto della qualità della vita dei cittadini.

Per capire a cosa è servito il pseudo sistema politico feudale odierno cito un dato: nel 2008 sono circa 25 mila le poltrone dei politici nominati nelle SpA che gestiscono i servizi pubblici locali. Vedi inchiesta dell’Espresso del novembre 2012 dal titolo “30 mila poltronissime”. Ma sono tutte necessarie queste “poltrone” nominate discrezionalmente?

E’ evidente a cosa è servito l’uso del diritto privato in ambito pubblico: è servito anche per sgattaiolare ai principi di trasparenza, legalità e meritocrazia che, in uno stato civile, dovrebbero essere obbligatori per gli Enti locali.

Ciò che è successo a Parma è sotto gli occhi di tutti. Gli scandali locali, il prosciugamento di competenze nel comune, la delocalizzazione delle decisioni dalla PA a favore di STT Holding SpA ne sono la testimonianza. Il comune di Parma è stato scambiato con una SpA. Guardate che la crisi del Comune di PR non è la crisi dei parmigiani, ma è la crisi di un sistema politico progettato da una parte di classe dirigente nazionale e locale che sembra avesse un unico obiettivo: “DISTRARRE” a norma di legge.

Ecco, l’obiettivo sembra raggiunto, lo si vede chiaramente a Parma, ma è così in molti altri comuni ed enti indebitati, ove il capitale finanziario è il dogma imposto dalla classe dirigente. Lo dice la Corte dei Conti nella sua relazione sulla gestione finanziaria degli enti locali: al (19 aprile) 2011 sono 448 gli enti dissestati.

Sempre la Corte dei Conti afferma che la mancanza di finanziamenti erariali per il sostegno del risanamento ha generato una nuova consapevolezza nei cittadini, i quali sono avvertiti che il rischio del dissesto finanziario del comune di appartenenza provoca conseguenze per loro sfavorevoli, in quanto ne deriva un inevitabile innalzamento della pressione fiscale e contributiva.

Le cause principali e ricorrenti, che portano al dissesto sono da ricercare: negli squilibri nella gestione dei residui, nel mantenimento in bilancio di residui attivi spesso sopravalutati, risalenti a parecchi esercizi precedenti ed inesigibili o di difficile e dubbia esigibilità; crisi irreversibile di liquidità con ricorso sistematico ad anticipazioni di tesoreria di notevole entità, che diventano veri e propri finanziamenti; ingenti debiti fuori bilancio per i quali l’ente non ha adeguate risorse per ottemperare agli obblighi intrapresi; mancanza di equilibrio di bilancio causato dalla sopravalutazione di alcune entrate e dalla sottovalutazione di alcune spese.

Ma la vera crisi è stata soprattutto la crisi di coscienze, una crisi politica di una classe dirigente priva di etica che ha violato i valori della Costituzione Italiana, la ns Costituzione che si fonda sullo Stato sociale, sullo Stato liberale, sulla uguaglianza e sulla libertà. Negli ultimi decenni monoculturali massmediatici il termine liberale è diventato liberista annullando il termine sociale con buona pace di Einaudi.

 

La democrazia rappresentativa è stata sostituita dalle SpA e dalle partecipate che hanno violato i diritti naturali dei cittadini, che hanno violato il diritto a vivere in salute e che hanno di fatto stuprato l’ambiente e il territorio. L’inceneritore ne è uno dei tanti esempi.

Dietro parole come competitività, progresso e crescita c’è in corso un progetto di involuzione  culturale e sociale, gli effetti sono oggi visibili, e la classe politica dirigente nazionale, chiede sacrifici per rientrare nei parametri europei, ce lo chiede l’Europa, ce lo chiede il patto di stabilità (PDS), quante volte lo abbiamo sentito. Prepariamoci al futuro prossimo dove la UE ratificherà  il bilancio degli  Enti locali e dei Comuni.

Oggi a Parma stiamo già subendo gli effetti della cessione della sovranità cittadina.

Mi riferisco ai i danni perpetrati alle casse comunali da politici che la magistratura deciderà se ladri o semplicemente inadeguati, scelte politiche che sembrano generate da alieni quali il progetto della stazione o il ponte nord che unisce il nulla col niente, o lo STU  Pasubio o gli SPIP 2 e 3 come se PR  fosse dovuta diventare da un mese all’altro come la Silicon Valley. Mi riferisco anche alla riforma amministrativa con regole contabili ferree che  impediscono di fatto ad una maggioranza politica democraticamente eletta di trovare soldi per investimenti, e quindi di applicare in modo efficace il programma elettorale voluto dai cittadini che ci hanno votato.

A Parma, oggi esiste una straordinaria opportunità che ha avuto il consenso di una grande maggioranza di cittadini. Questo Consiglio comunale, sulle macerie di un passato disastroso, può costruire un nuovo modello di amministrazione virtuosa.

Da dove partire? Dai valori: introdurre l’etica nella politica e avviare la sperimentazione del Benessere Interno Lordo o Benessere Equo e Sostenibile (BES) proposto dall’ISTAT e dal CNEL nel 2012. Un paio di anni fa organizzai un seminario di tre giorni rivolto agli industriali e agli studenti anche su come fare economia attraverso il BIL; lo feci insieme a un mio amico che oggi con me fa parte del M5SPR.

Cambiare modello culturale quindi si può fare e significa cambiare gli indicatori di riferimento con nuove dimensioni più adeguate agli esseri umani. L’ISTAT e il CNEL hanno individuato (134) indicatori di progresso e benessere sociale.

 

Gli Enti quindi dovrebbero misurare dimensioni come l’ambiente, la salute, il benessere economico, l’istruzione e la formazione, il lavoro e la conciliazione coi tempi della vita, le relazioni, la sicurezza, il benessere soggettivo, il paesaggio e il patrimonio culturale.

Gli Enti dovrebbero utilizzare indicatori quali: i “siti contaminati”, “l’energia da fonti rinnovabili”, la “speranza di vita alla nascita”, la “preoccupazione per il deterioramento delle valenze paesaggistiche”, la “preoccupazione per la perdita di biodiversità”.

Si può allora iniziare a cambiare il concetto di benessere e rifiutare quello solo materiale, solo misurabile. Lo ha annunciato anche David Cameron a Londra a novembre 2010. Sono misurabili ad esempio la bellezza, la bontà, la virtù, i rapporti interpersonali, il tempo libero, passare il tempo con la famiglia?

Nel 1968 Robert Kennedy tenne un discorso sulla reale ricchezza delle Nazioni e sul PIL. Tre mesi dopo fu assassinato. Nessuno ha mai calcolato il COSTO SOCIALE del PIL.  A Parma tale costo è dato anche dai danni dei capannoni vuoti, dei camion che girano vuoti, della distruzione sistematica del territorio.

Nessuno ha mai stimato il valore del tempo perduto per le code infinite. Il rapporto auto/abitante a Parma è fra i più alti della nazione (63 auto su 100 abitanti), completamente fuori dagli standard europei che fissano l’obiettivo al 2020 di 40 auto per 100 abitanti, con inevitabili conseguenze sull’ambiente. Qual è il costo per gli anni buttati per comprare oggetti inutili creati dalla pubblicità. Il tempo, la Terra, la vita, la famiglia sono concetti troppo semplici per il PIL. Si tratta di un vero e proprio mostro che divora il mondo. Proprio come un inceneritore distrugge la salute e l’ambiente in nome del PIL. L’equazione PIL = ricchezza è un incantesimo suonato dai pifferai magici di Hamelin che hanno addormentato la città per quasi un ventennio.

A Parma per far aumentare il PIL abbiamo svenduto il territorio peggiorando la qualità della nostra vita; per assecondare gli interessi di una SpA la precedente PA comunale e la Provincia hanno consentito la costruzione di un inceneritore facendo aumentare il rischio sanitario per l’intera comunità, peggiorando la qualità della vita e l’ambiente delle generazioni future per i prossimi decenni. Questi esempi dimostrano che la crescita quantitativa non ha nulla a che fare con il benessere degli esseri umani, anzi spesso crea danni ambientali irreversibili.

 

Diversi studiosi autorevoli, [Nicholas Georgescu-Roegen [3], ideatore del concetto di bioeconomia, John Kenneth Galbraith [4]], ci dicono da anni che i governi nazionali e locali non dovrebbero dare priorità al rapporto debito/PIL perché è un indicatore obsoleto e fuorviante. Invece Cosa accade nella zona euro?  Accade l’esatto opposto, e gli amministratori locali sono responsabili se non approvano bilanci rispettando il Patto di Stabilità[5].

Così accade che a Parma noi della maggioranza siamo costretti a riparare gli errori politici prodotti da altri, e dobbiamo farlo con criteri contabili che non apprezzo, e che giudico addirittura incostituzionali in quanto negano i diritti essenziali dei  cittadini attraverso l’obbligo di tagli lineari o attraverso l’aumento di tasse portandole a percentuali intollerabili. Tutto questo non è giusto e lo capiamo noi così come lo capisce ogni singolo cittadino di Parma.

Il debito pubblico italiano sfiora i 2.000 miliardi e corre a 100 miliardi in più all’anno. Il 94% del debito è dello Stato, il 6% degli Enti locali. Il debito pubblico non è cresciuto in questi anni per le troppe spese. Nel solo 2011 lo Stato ha avuto un avanzo primario (la differenza fra entrate della PA e le loro spese) di 16 miliardi, ma gli interessi sono stati pari a circa 90 miliardi nel 2012 e hanno causato un deficit di circa 70 miliardi.

Dal 1980 al 2011 le spese sono state inferiori al gettito fiscale per 484 miliardi (siamo stati quindi più che virtuosi), ma gli interessi sul debito ci hanno impoverito. Negli ultimi vent’anni il PIL è cresciuto, mentre il debito è esploso. Il rapporto debito pubblico/PIL è aumentato dal 98,5% del 1991 al 120% del 2011.

Chi sono i possessori del nostro debito? A chi paghiamo gli interessi che distruggono il bilancio dello Stato? Soltanto il 15% sono famiglie, il 40% sono soggetti esteri (di cui più del 50% in Francia e in Germania), il 19% sono fondi e assicurazioni, il 20% banche italiane e il 6% la Banca d’Italia (dati marzo 2012).

Per avere una soluzione immediata a questa degenerazione il Governo italiano, insieme agli altri Paesi “periferici” (Spagna, Portogallo, Grecia, Irlanda), dovrebbe non pagare gli interessi sul debito pubblico e spostarli verso investimenti socialmente utili.

In questo modo, a Parma come in altri comuni indebitati, avremmo i soldi per pagare i fornitori che vantano crediti con la PA. Non sto affermando di non pagare il debito, che andrebbe valutato da una commissione di inchiesta parlamentare, ma sarebbe sufficiente non pagare gli interessi, (che non sono il debito), ben 84 miliardi nel 2011 e 90 miliardi nel 2012.

Ma questa crisi economica, che è anche finanziaria, politica, partitica ha radici lontane.

Ho trovato una relazione della Corte dei Conti (IX GLOBAL WORKING GROUP Marrakech 2/5 aprile 2008) del 2008 sui rischi circa l’uso di strumenti finanziari. Si capiva già quale fosse la direzione della dottrina liberista che ha sedotto le forze politiche di questo Paese negli ultimi anni. Basta leggere la premessa.

[I precisi vincoli di bilancio imposti dalle norme e le continue limitazioni ai trasferimenti dalla finanza statale alla finanza locale costituiscono l’insieme delle cause che hanno indotto molte amministrazioni locali a ricercare soluzioni tanto innovative, quanto rischiose, per far fronte alle proprie necessità finanziarie.

Tra queste soluzioni fenomeno emergente di questi ultimi anni è il ricorso alle ristrutturazione del debito, spesso utilizzando lo strumento dei derivati, rivelatosi in seguito particolarmente a rischio per i costi che può comportare in presenza di imprevedibili sviluppi dei mercati finanziari].

Dunque molti fra banchieri e politici erano consapevoli dei rischi dall’uso di certi strumenti ed hanno voluto coinvolgere lo Stato e noi cittadini, senza informarci ovviamente. Ricordiamoci di tutto questo quando andremo a votare.

Com’è noto il caso Parma ha fatto scuola e ritengo che il Piano Strutturale Comunale  sia stato pensato per speculare attraverso la tecnica della perequazione urbanistica per cementificare il territorio della Food Valley; quelle cementificazioni operate dal settore delle costruzioni che ha prodotto uno dei maggiori PIL della città.

Questo sistema ha determinato pesanti ricadute sull’amministrazione di Parma. In quest’ottica mi rendo conto che l’opportunità di creare tante partecipate locali e l’opportunità di scommettere con certi chiamiamoli “giochetti finanziari” ha fatto sorgere un certo appetito; poi la fame è venuta mangiando.

 

Credo che certi modus operandi siano stati artatamente progettati per arrivare fino ad oggi, ad una crisi programmata, pronta a togliere poteri a noi politici che siamo dipendenti eletti, e pronta a togliere potere anche a questo Consiglio comunale che si vede costretto a cedere il passo al mero calcolo contabile per evitare il tracollo.

Le recenti notizie relative a presunte false scritture contabili attribuibili ai manager di MPS sono solo un episodio all’interno di un sistema drogato ove Bankitalia non è più d’Italia e le quote di partecipazione al suo capitale sono per il 94,33% di proprietà di banche che la controllano e che dovrebbero auto controllarsi  in un gigantesco conflitto di interessi che produce distorsioni, favoritismi e danni all’Italia. Ora BANKITALIA darà il via i  prestiti per salvare MPS. Leggasi pagheranno sempre i cittadini che diventeranno sempre più poveri.

D’altronde bisogna prendere il denaro dove si trova: presso i poveri. Hanno poco, ma sono in tanti, diceva l’attore (Ettore Petrolini).

Ora la storia di questo bilancio del nostro Comune e di questi debiti incredibili per una città grande come un q.re di MI, è l’esempio di come le riforme amministrative degli anni ’90 abbiamo favorito gli interessi di alcuni a danno della cittadinanza. La vittoria del M5S è il giudizio politico dei cittadini di Parma a questa cattiva politica delle lobby, al malaffare.

Noi siamo solo amministratori locali, ma spero che il futuro Governo cambi le regole contabili per gli Enti locali, perché come hanno detto in tanti, compresa [l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani] l’ANCI, il patto di stabilità ed il fiscal compact [6] quest’ultimo entrato in vigore l’01 01 13  condizionano e condizioneranno negativamente i Comuni in quanto sarà sempre più difficile programmare investimenti per i servizi pubblici locali. E chi lo nega o è ingenuo o è in mala fede.

A mio avviso si dovrebbe derogare per alcune tematiche fondamentali da questo cappio al collo dell’equilibrio di bilancio.

 

Mi riferisco ad es. alle spese socialmente utili come la tutela del territorio, lo stop al consumo del suolo, la forestazione urbana, il rischio sismico ed idrogeologico, l’istruzione, i servizi sociali, il diritto e la dignità di avere una casa per ogni famiglia della nostra città.

Questa politica sarebbe sufficiente per dare un respiro alla PA e penso che certe regole contabili siano stupide e inconciliabili col contesto sociale attuale, coi diritti naturali dei cittadini di PR. La città di Parma, questo Consiglio comunale potrebbe diventare il modello di una forma di democrazia adulta.

Potremmo avviare dei processi decisionali democratici diretti e partecipativi già presenti in diverse parti del mondo. Penso ad esempio alla pubblicazione di un bilancio esplicato, chiaro e accessibile a tutti con un linguaggio meno tecnico e maggiormente comprensibile. In tal modo si potrebbero recepire i consigli da parte di quei cittadini attivi che non aspettano altro che partecipare alla gestione o perlomeno alla condivisione della cosa pubblica.

Quanto avvenuto negli Enti locali negli ultimi 20 anni dimostra l’incompatibilità fra SpA ed Ente locale. Lo Stato deve tornare a fare lo Stato e i comuni devono fare i comuni. Il futuro deve essere la comunità dove i cittadini possano gestire direttamente i beni comuni insieme al proprio Comune. Mi riferisco tra l’altro a società ad azionariato diffuso popolare che hanno l’obiettivo di gestire il territorio per garantire risorse alla future generazioni, e non l’obiettivo di tutelare gli utili e gli azionisti come accade legittimamente in una qualunque SpA. Comuni come Parigi o Napoli che hanno ripubblicizzato la gestione dell’acqua ne sono un esempio.

E’ mancata quindi la volontà politica nel perseguire il benessere collettivo adottando processi decisionali più corretti, più maturi come ad esempio la valutazione strategica ambientale[7] che dovrebbe essere obbligatoria e non fittizia per ogni impianto significativo.

Invece la classe dirigente ha preferito crescere anche tramite rapporti amicali, e di convenienza economica soggettiva, proprio come avveniva nel medioevo, dove i potenti di turno si circondavano di corti addomesticate, scambiandosi favori personali.

Nel governo del territorio dovremmo introdurre criteri qualitativi e ripensare al Piano Strutturale Comunale PSC in chiave di “crescita zero”.

Altri comuni hanno sperimentato questa strada, ovvero sostituire gli oneri di urbanizzazione con i proventi derivanti dall’efficienza energetica nell’ottica di un semplice concetto di decrescita felice, concetto che ritengo suoni incomprensibile ad ogni singolo personaggio che ha fatto parte della precedente PA.

La decrescita felice, per i presenti che forse la ignorano, non è la rinuncia a qualcosa, o una diminuzione generalizzata, ma è la diminuzione selettiva degli sprechi del PIL, delle spese inutili e dannose.

Ogni abitazione ristrutturata e certificata consuma meno energia facendo decrescere il PIL, ma migliora l’ambiente ed il risparmio per le famiglie. Persino l’Unione Europea propone piani di decrescita energetica e l’ultima direttiva 2012/27/UE cita: «La diminuzione del consumo di energia grazie a misure che permettono di migliorare l’efficienza energetica può liberare risorse pubbliche da destinare ad altri fini. Gli enti pubblici a livello nazionale, regionale e locale dovrebbero svolgere un ruolo esemplare in materia di efficienza energetica.»  Ogni quartiere dotato di orti sinergici ridurrà i consumi presso la GDO Grande Distribuzione Organizzata, quindi farà calare il PIL, ma aumenterà la qualità della vita. La decrescita felice è l’elogio della contemplazione; è il rispetto del passato e della cultura di Parma che ha sempre tutelato l’ambiente; è la consapevolezza che non c’è progresso senza conservazione dell’ambiente; la decrescita è l’indifferenza alle mode e all’effimero e ai fiorellini sempre freschi nelle fioriere dei ponti o sulle rotonde; è attingere al sapere della tradizione di Parma che non è, udite bene, il mattone; la decrescita è il non identificare il nuovo col meglio, il vecchio col sorpassato, il progresso con l’ipertrofia edilizia, la conservazione con la chiusura mentale; la decrescita vuol dire non identificare  i cittadini che usano l’acqua, la luce e il gas come semplici consumatori perché lo scopo dell’acquistare non è il consumo ma l’uso consapevole; la decrescita vuol dire distinguere la qualità dalla quantità; collaborare invece di competere. Decrescita significa riappropriarsi dei beni comuni e tutelarli.

Significa bere acqua del rubinetto ma sicura, significa affidare la gestione dell’acqua a società realmente pubbliche fatte anche dai cittadini e non da una qualsiasi SpA aliena al territorio.

La nostra città eredita un’organizzazione e una pianificazione urbana che da un lato ha risolto i problemi dei servizi minimi (standard) e dall’altro ha perseguito l’ideologia della crescita infinita producendo sprechi che sono sotto gli occhi di tutti.

Le precedenti maggioranze anziché riprogettare un sistema fallito hanno preferito fare il passo più lungo della gamba pasteggiando, come diceva il nostro sindaco, a caviale e champagne.

Oggi ad esempio sono le stesse Organizzazioni imprenditoriali (Confindustria, Confcommercio, Confartigianato, Confcooperative) del Veneto a chiedere alla Regione l’impegno ad affermare un modello di sviluppo basato non più sul consumo di suolo, ma sulla valorizzazione e rivitalizzazione delle città e dei territori. Tali organizzazioni :

– chiedono di dare attuazione ai provvedimenti in tema di riconoscimento e tutela del paesaggio, contenuti nella Convenzione Europea del Paesaggio,
– chiedono di intraprendere un’azione di Governo Locale condivisa per ridurre a zero il consumo di suolo;
– chiedono di imporre rigorosi criteri di efficienza negli strumenti di governo del territorio per soddisfare i bisogni attraverso la riqualificazione, il miglior uso delle superfici già urbanizzate e la rivitalizzazione dei centri storici;
– chiedono di esercitare un maggior controllo sugli Enti Locali in materia di nuovi insediamenti;
– chiedono di regolare gli insediamenti da riqualificare nel rispetto ambientale: risparmio e fonti energetiche rinnovabili;
– chiedono di bloccare qualsiasi nuova area produttiva e commerciale nelle periferie e in prossimità dei caselli autostradali.

Cioè Confindustria dice ciò che abbiamo scritto nel programma.

E’ un segnale molto chiaro e importante che testimonia come anche le forze economiche e produttive abbiano compreso che il futuro non può più essere affidato al mattone e un segnale forte nei confronti del mondo politico e degli amministratori pubblici.

Anche in quest’ottica possiamo immaginare un nuovo modello urbanistico ove si attribuisca maggiore valore di mercato ai suoli agricoli che adottino tecniche di agricoltura naturale, agricoltura sinergica,tecniche di permacultura e tecniche di rigenerazione urbana.

Dobbiamo puntare al “mantenimento” dell’esistente privilegiando l’efficienza e la sufficienza energetica, la riqualificazione energetica e strutturale, la mobilità intelligente, la prevenzione del rischio sismico.

Questa idea di puntare all’efficienza ed al riuso deve trovare il suo appoggio proprio dall’industria delle costruzioni e dai progettisti che devono finalmente arrivare ad essere consapevoli del fatto che la direzione indicata dall’attuale PSC è decrepita ed ingiusta perché ha distrutto il valore edilizio delle medesime strutture realizzate in questi anni bui.

I PUA, gli art. 18 eccetera eccetera eccetera saranno pure dei diritti acquisiti nati in contesti legali, ci mancherebbe altro, ma penso di non essere l’unico a giudicarli profondamente ingiusti e immorali.

E questo perché si basano sullo stupro del territorio e sulla violazione del diritto naturale a vivere in un ambiente che sia il più sano possibile.

Possiamo immaginare  di trasformare il nostro territorio in un ambiente diverso da quello attuale e senza soluzioni di continuità con la precedente e allucinante politica? Credo che questa sia la sfida interessante da valutare.

La PA deve dotarsi di personale competente sulle tecniche di pianificazione partecipata. Potrebbe essere anche personale interno riqualificato, ho conosciuto anche funzionari e dirigenti meritevoli. I cittadini devono cmq poter decidere sull’economia del proprio territorio. Questa proposta va nella direzione del programma 5 stelle e dove questo sistema già esiste, la cittadinanza ha raggiunto risultati straordinari in termini di qualità della vita.

L’approvazione del bilancio è certamente importante e prioritaria e fissa i segnali di riequilibrio indicati dalla Giunta. Ma dobbiamo da subito incominciare  a porre le basi delle dimensioni del benessere suggerite dai concetti di decrescita felice.

Dato che noi cittadini a 5 stelle siamo stati votati per cambiare la visione di una classe di  politici e dirigenti che non rappresentavano più la visione dei cittadini di PR, abbiamo il dovere di cominciare questa evoluzione culturale.

Questo CC ha il dovere di proporre una visione politica diversa. Possiamo farlo, con un atteggiamento che sia dotato di una intelligenza collettiva e di un pensiero laterale libero da ideologie obsolete e da teatrini di diatribe patetiche e stucchevoli che si notano anche in questo CC.

E’ sufficiente che questa visione politica non dimentichi i valori della Costituzione che rappresentano la base da cui partire. La tutela del paesaggio (art. 9) e diritto alla salute (art. 32) sono valori primari e assoluti in quanto espressione di interesse diffuso dei cittadini, che esigono un identico livello di tutela.

Pensiamo con quest’ottica ad alcune proposte 5 stelle quali la strategia rifiuti zero, la strategia stop al consumo del territorio, la strategia di riforestazione urbana raddoppiando il numero di alberi presenti nel nostro comune

Tutte queste strategie dimostrano la loro radice costituzionale, non un obiettivo di una parte politica fantasiosa e ingenua, ma delle strategie con obiettivi costituzionali.

Dobbiamo introdurre strumenti e criteri di intelligenza collettiva atti a trasformare la pubblica amministrazione. Chi amministra insieme alla Giunta, mi riferisco ai dirigenti, ai dipendenti, non deve mai dimenticare i principi costituzionali e deve cominciare ad adottare atteggiamenti diversi dal passato, poiché noi tutti, politici, tecnici ed  amministrativi, siamo qui per servire il cittadino sovrano perseguendo l’interesse pubblico. Non esiste infatti alcuna prevalenza di un qualsivoglia interesse privato nei confronti dell’interesse pubblico specie se riguarda il diritto alla salute e il diritto alla inviolabilità del territorio. Ricordiamoci di questo anche per ogni decisione di qualsivoglia eco mostro.

Infine credo che le proposte politiche che ho accennato affrontano il problema del debito e indicano la direzione che abbiamo scritto nel nostro programma, che raccoglie le migliori idee di buon senso della società civile ricordando il programma stesso che è stato scritto con l’aiuto dei cittadini.

Si tratta di idee che non hanno una visione antropocentrica dell’ambiente e della vita ma hanno invece una visione biocentrica dove il cittadino è parte dell’ambiente e ricava dall’ambiente ciò che gli serve per il proprio benessere in un equilibrio bio economico.

 

Tutto questo deve avvenire nel rispetto dell’ambiente perché la classe dirigente precedente ha dimenticato che sulla TERRA sono le leggi della NATURA che governano la vita e non la finanza creativa.

Concludo citando un filosofo William James “La coscienza è la voce di Dio e la natura è il cuore degli uomini”. Ricordiamocelo sempre nella gestione della vita della polis. Grazie.


[1] La Commissione europea è una delle principali istituzioni dell’Unione europea, organo esecutivo e promotrice del processo legislativo. È composta da un delegato per stato membro: a ciascun delegato è richiesta la massima indipendenza dal governo nazionale. La Commissione rappresenta e tutela gli interessi dell’Unione europea ; avendo il monopolio del potere di iniziativa legislativa, propone l’adozione degli atti normativi comunitari, la cui approvazione ultima spetta al Parlamento europeo e al Consiglio dell’Unione Europea; è responsabile dell’attuazione delle decisioni politiche da parte degli organi legislativi, gestisce i programmi UE e la spesa dei suoi fondi.

 

[2] Il Consiglio d’Europa è un’organizzazione internazionale il cui scopo è promuovere la democrazia, i diritti dell’uomo, l’identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali in Europa. La sede istituzionale è a Strasburgo. Lo strumento principale d’azione consiste nel predisporre e favorire la stipulazione di accordi o convenzioni internazionali tra gli Stati membri e anche fra Stati terzi. Le iniziative del Consiglio d’Europa non sono vincolanti e vanno ratificate dagli Stati membri. Il Consiglio d’Europa è un’organizzazione a sé, distinta dall’Unione Europea, e non va confuso con organi di quest’ultima quali il Consiglio dell’Unione europea, il Consiglio europeo o la Commissione europea.

 

[3]Nicholas Georgescu-Roegen (Costanza  1906 – Nashville 1994) economista rumeno, fondatore della bioeconomia e della decrescita.

 

[4]John Kenneth Galbraith (Iona Station,  1908 – Boston,  2006) economista,  canadese È stato fra i più celebri e influenti economisti del suo tempo, nonché critico della teoria capitalista tradizionale.

 

[5]Il Patto di stabilità e crescita (PSC), detto anche “Trattato di Amsterdam”, è un accordo del 1997 dei paesi membri della UE sul controllo delle rispettive politiche di bilancio pubbliche, per mantenere fermi i requisiti di adesione all’Unione Economica e Monetaria dell’Unione Europea, cioè rafforzare il percorso d’integrazione monetaria intrapreso nel 1992 con la sottoscrizione del Trattato di Maastricht.

In base al PSC, gli Stati membri che, soddisfacendo i parametri di Maastricht, hanno deciso di adottare l’euro, devono continuare a rispettare nel tempo quelli relativi al bilancio dello stato, ossia:

  • un deficit pubblico non superiore al 3% del PIL (rapporto deficit/PIL < 3%);
  • un debito pubblico al di sotto del 60% del PIL (rapporto debito/PIL< 60%).

[6] Il fiscal compact  è un accordo approvato il 2 marzo 2012 da 25 stati membri della UE che contiene una serie di “regole d’oro”, vincolanti per il principio dell’equilibrio di bilancio, ad eccezione del Regno Unito e della Repubblica Ceca che non  hanno firmato il trattato. E’ entrato in vigore il 01 01 2013. L’accordo prevede, secondo i parametri di Maastricht l’inserimento in Costituzione, del pareggio di bilancio, l’obbligo per tutti i paesi di non superare la soglia di deficit annuo > 0,5% (e > 1% per i paesi con debito pubblico < al 60% del Pil), oltre a imporre una significativa riduzione del debito al ritmo di un ventesimo all’anno, fino al rapporto del 60% sul Pil nell’arco di un ventennio. Sebbene sia stato negoziato da 25 Paesi della UE, l’accordo non fa formalmente parte del corpo normativo della UE medesima.

[7] La VAS è un processo finalizzato ad integrare considerazioni ambientali nei piani e nei programmi, per migliorare la qualità decisionale complessiva. L’obiettivo principale della VAS è valutare gli effetti ambientali dei piani o dei programmi, prima della loro approvazione (ex ante), durante ed al termine del loro periodo di validità (in-itinere, ex post). Ciò serve a sopperire alle mancanze di altre procedure parziali di valutazione ambientale, introducendo l’esame degli aspetti ambientali già nella fase strategica. Altri obiettivi della VAS riguardano il miglioramento dell’informazione della gente e la promozione della partecipazione pubblica nei processi di pianificazione-programmazione.

Fabrizio Savani – Consigliere Comunale Movimento 5 Stelle Parma