Voterò questo bilancio redatto da un assessore che considero un buon tecnico. Ma ora voglio esprimere una valutazione politica di ampio respiro sul periodo che stiamo vivendo, caratterizzato dalla fine di un’epoca e l’inizio di una nuova, tutta da scoprire.
E’ un’epoca condizionata dalla cultura dei partiti otto e novecenteschi sorti durante le rivoluzioni industriali. Oggi vediamo la fine di queste rivoluzioni, e le nuove tecnologie mostrano l’opportunità di nuove forme di società e di comunità che possono evolvere solo se in grado di cogliere le origini di questa crisi di sistema ed abbracciare un cambio di modello culturale.
L’assenza di una vera e autentica democrazia interna ai partiti tradizionali ha fatto nascere un movimento come il nostro, che si è aggregato intorno al personaggio pubblico di Beppe Grillo, personaggio che ci ha consentito di entrare in simpatia coi cittadini parmigiani. Simpatia intesa nel termine greco condividere il pathos e penso che per un politico sia fondamentale.
Uno degli ultimi politici che faceva dei veri comizi disse nel 1981 (Enrico Berlinguer in un’intervista di Eugenio Scalfari “I partiti non fanno più politica”. “I partiti hanno degenerato e questa è l’origine dei malanni d’Italia. I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero”.
Nel 2013 credo che le parole di Berlinguer siano incredibilmente contemporanee; ma cosa è cambiato oggi?
Oggi succede che per la prima volta in Italia un comune capoluogo viene amministrato da cittadini prestati alla politica, persone senza esperienza e cultura di partito, e questo vale sia per la Giunta sia per la maggioranza consigliare 5 stelle. Noi cittadini stiamo guardando dentro le stanze del potere locale, stiamo conoscendo la macchina amministrativa e dopo circa otto mesi ci siamo fatti un’idea.
Un’idea ad esempio sul bilancio pubblico che è importante ma non dice tutto, anzi per i cittadini può sembrare addirittura incomprensibile. La responsabilità politica del debito pubblico è evidente, lo hanno già detto in tanti. Sarà cmq la Corte dei Conti ad accertare il danno erariale da attribuire a quella parte politica che ha amministrato negli anni precedenti.
Il dovere di ogni Consigliere è quello di programmare un futuro diverso, coerente coi valori costituzionali e coerente col mandato elettorale che è opposto al sistema politico passato figlio di una dottrina partitica morta.
Penso sia politicamente corretto distinguere i comportamenti locali che hanno rilevanza penale dal sistema politico costruito da un’intera classe dirigente nazionale. Si deve distinguere i comportamenti illeciti dal funzionamento della macchina amministrativa.
Noi cittadini paghiamo la somma di due danni: le scelte politiche locali degli anni passati, e la riforma amministrativa costruita dai partiti negli anni ’90. Questa riforma ha creato un sistema feudale, dove il potere reale è stato ceduto ad istituzioni non elettive, come la Commissione Europea [1] ed il Consiglio d’Europa [2].
I Comuni, la PA, nel quadro delle regole imposte dall’attuale politica liberista e dalla UE, non riescono a dare priorità all’interesse pubblico e non riescono a perseguire i bisogni reali dei cittadini. E questo è avvenuto nel corso degli ultimi decenni con l’introduzione del diritto privato in ambito pubblico, per scopi ed interessi non propriamente pubblici. Se ci trovassimo senza il problema dell’illegalità diffusa, dovremmo sottostare cmq a regole contabili che non tengono conto della qualità della vita dei cittadini.
Per capire a cosa è servito il pseudo sistema politico feudale odierno cito un dato: nel 2008 sono circa 25 mila le poltrone dei politici nominati nelle SpA che gestiscono i servizi pubblici locali. Vedi inchiesta dell’Espresso del novembre 2012 dal titolo “30 mila poltronissime”. Ma sono tutte necessarie queste “poltrone” nominate discrezionalmente?
E’ evidente a cosa è servito l’uso del diritto privato in ambito pubblico: è servito anche per sgattaiolare ai principi di trasparenza, legalità e meritocrazia che, in uno stato civile, dovrebbero essere obbligatori per gli Enti locali.
Ciò che è successo a Parma è sotto gli occhi di tutti. Gli scandali locali, il prosciugamento di competenze nel comune, la delocalizzazione delle decisioni dalla PA a favore di STT Holding SpA ne sono la testimonianza. Il comune di Parma è stato scambiato con una SpA. Guardate che la crisi del Comune di PR non è la crisi dei parmigiani, ma è la crisi di un sistema politico progettato da una parte di classe dirigente nazionale e locale che sembra avesse un unico obiettivo: “DISTRARRE” a norma di legge.
Ecco, l’obiettivo sembra raggiunto, lo si vede chiaramente a Parma, ma è così in molti altri comuni ed enti indebitati, ove il capitale finanziario è il dogma imposto dalla classe dirigente. Lo dice la Corte dei Conti nella sua relazione sulla gestione finanziaria degli enti locali: al (19 aprile) 2011 sono 448 gli enti dissestati.
Sempre la Corte dei Conti afferma che la mancanza di finanziamenti erariali per il sostegno del risanamento ha generato una nuova consapevolezza nei cittadini, i quali sono avvertiti che il rischio del dissesto finanziario del comune di appartenenza provoca conseguenze per loro sfavorevoli, in quanto ne deriva un inevitabile innalzamento della pressione fiscale e contributiva.
Le cause principali e ricorrenti, che portano al dissesto sono da ricercare: negli squilibri nella gestione dei residui, nel mantenimento in bilancio di residui attivi spesso sopravalutati, risalenti a parecchi esercizi precedenti ed inesigibili o di difficile e dubbia esigibilità; crisi irreversibile di liquidità con ricorso sistematico ad anticipazioni di tesoreria di notevole entità, che diventano veri e propri finanziamenti; ingenti debiti fuori bilancio per i quali l’ente non ha adeguate risorse per ottemperare agli obblighi intrapresi; mancanza di equilibrio di bilancio causato dalla sopravalutazione di alcune entrate e dalla sottovalutazione di alcune spese.
Ma la vera crisi è stata soprattutto la crisi di coscienze, una crisi politica di una classe dirigente priva di etica che ha violato i valori della Costituzione Italiana, la ns Costituzione che si fonda sullo Stato sociale, sullo Stato liberale, sulla uguaglianza e sulla libertà. Negli ultimi decenni monoculturali massmediatici il termine liberale è diventato liberista annullando il termine sociale con buona pace di Einaudi.
La democrazia rappresentativa è stata sostituita dalle SpA e dalle partecipate che hanno violato i diritti naturali dei cittadini, che hanno violato il diritto a vivere in salute e che hanno di fatto stuprato l’ambiente e il territorio. L’inceneritore ne è uno dei tanti esempi.
Dietro parole come competitività, progresso e crescita c’è in corso un progetto di involuzione culturale e sociale, gli effetti sono oggi visibili, e la classe politica dirigente nazionale, chiede sacrifici per rientrare nei parametri europei, ce lo chiede l’Europa, ce lo chiede il patto di stabilità (PDS), quante volte lo abbiamo sentito. Prepariamoci al futuro prossimo dove la UE ratificherà il bilancio degli Enti locali e dei Comuni.
Oggi a Parma stiamo già subendo gli effetti della cessione della sovranità cittadina.
Mi riferisco ai i danni perpetrati alle casse comunali da politici che la magistratura deciderà se ladri o semplicemente inadeguati, scelte politiche che sembrano generate da alieni quali il progetto della stazione o il ponte nord che unisce il nulla col niente, o lo STU Pasubio o gli SPIP 2 e 3 come se PR fosse dovuta diventare da un mese all’altro come la Silicon Valley. Mi riferisco anche alla riforma amministrativa con regole contabili ferree che impediscono di fatto ad una maggioranza politica democraticamente eletta di trovare soldi per investimenti, e quindi di applicare in modo efficace il programma elettorale voluto dai cittadini che ci hanno votato.
A Parma, oggi esiste una straordinaria opportunità che ha avuto il consenso di una grande maggioranza di cittadini. Questo Consiglio comunale, sulle macerie di un passato disastroso, può costruire un nuovo modello di amministrazione virtuosa.
Da dove partire? Dai valori: introdurre l’etica nella politica e avviare la sperimentazione del Benessere Interno Lordo o Benessere Equo e Sostenibile (BES) proposto dall’ISTAT e dal CNEL nel 2012. Un paio di anni fa organizzai un seminario di tre giorni rivolto agli industriali e agli studenti anche su come fare economia attraverso il BIL; lo feci insieme a un mio amico che oggi con me fa parte del M5SPR.
Cambiare modello culturale quindi si può fare e significa cambiare gli indicatori di riferimento con nuove dimensioni più adeguate agli esseri umani. L’ISTAT e il CNEL hanno individuato (134) indicatori di progresso e benessere sociale.
Gli Enti quindi dovrebbero misurare dimensioni come l’ambiente, la salute, il benessere economico, l’istruzione e la formazione, il lavoro e la conciliazione coi tempi della vita, le relazioni, la sicurezza, il benessere soggettivo, il paesaggio e il patrimonio culturale.
Gli Enti dovrebbero utilizzare indicatori quali: i “siti contaminati”, “l’energia da fonti rinnovabili”, la “speranza di vita alla nascita”, la “preoccupazione per il deterioramento delle valenze paesaggistiche”, la “preoccupazione per la perdita di biodiversità”.
Si può allora iniziare a cambiare il concetto di benessere e rifiutare quello solo materiale, solo misurabile. Lo ha annunciato anche David Cameron a Londra a novembre 2010. Sono misurabili ad esempio la bellezza, la bontà, la virtù, i rapporti interpersonali, il tempo libero, passare il tempo con la famiglia?
Nel 1968 Robert Kennedy tenne un discorso sulla reale ricchezza delle Nazioni e sul PIL. Tre mesi dopo fu assassinato. Nessuno ha mai calcolato il COSTO SOCIALE del PIL. A Parma tale costo è dato anche dai danni dei capannoni vuoti, dei camion che girano vuoti, della distruzione sistematica del territorio.
Nessuno ha mai stimato il valore del tempo perduto per le code infinite. Il rapporto auto/abitante a Parma è fra i più alti della nazione (63 auto su 100 abitanti), completamente fuori dagli standard europei che fissano l’obiettivo al 2020 di 40 auto per 100 abitanti, con inevitabili conseguenze sull’ambiente. Qual è il costo per gli anni buttati per comprare oggetti inutili creati dalla pubblicità. Il tempo, la Terra, la vita, la famiglia sono concetti troppo semplici per il PIL. Si tratta di un vero e proprio mostro che divora il mondo. Proprio come un inceneritore distrugge la salute e l’ambiente in nome del PIL. L’equazione PIL = ricchezza è un incantesimo suonato dai pifferai magici di Hamelin che hanno addormentato la città per quasi un ventennio.
A Parma per far aumentare il PIL abbiamo svenduto il territorio peggiorando la qualità della nostra vita; per assecondare gli interessi di una SpA la precedente PA comunale e la Provincia hanno consentito la costruzione di un inceneritore facendo aumentare il rischio sanitario per l’intera comunità, peggiorando la qualità della vita e l’ambiente delle generazioni future per i prossimi decenni. Questi esempi dimostrano che la crescita quantitativa non ha nulla a che fare con il benessere degli esseri umani, anzi spesso crea danni ambientali irreversibili.
Diversi studiosi autorevoli, [Nicholas Georgescu-Roegen [3], ideatore del concetto di bioeconomia, John Kenneth Galbraith [4]], ci dicono da anni che i governi nazionali e locali non dovrebbero dare priorità al rapporto debito/PIL perché è un indicatore obsoleto e fuorviante. Invece Cosa accade nella zona euro? Accade l’esatto opposto, e gli amministratori locali sono responsabili se non approvano bilanci rispettando il Patto di Stabilità[5].
Così accade che a Parma noi della maggioranza siamo costretti a riparare gli errori politici prodotti da altri, e dobbiamo farlo con criteri contabili che non apprezzo, e che giudico addirittura incostituzionali in quanto negano i diritti essenziali dei cittadini attraverso l’obbligo di tagli lineari o attraverso l’aumento di tasse portandole a percentuali intollerabili. Tutto questo non è giusto e lo capiamo noi così come lo capisce ogni singolo cittadino di Parma.
Il debito pubblico italiano sfiora i 2.000 miliardi e corre a 100 miliardi in più all’anno. Il 94% del debito è dello Stato, il 6% degli Enti locali. Il debito pubblico non è cresciuto in questi anni per le troppe spese. Nel solo 2011 lo Stato ha avuto un avanzo primario (la differenza fra entrate della PA e le loro spese) di 16 miliardi, ma gli interessi sono stati pari a circa 90 miliardi nel 2012 e hanno causato un deficit di circa 70 miliardi.
Dal 1980 al 2011 le spese sono state inferiori al gettito fiscale per 484 miliardi (siamo stati quindi più che virtuosi), ma gli interessi sul debito ci hanno impoverito. Negli ultimi vent’anni il PIL è cresciuto, mentre il debito è esploso. Il rapporto debito pubblico/PIL è aumentato dal 98,5% del 1991 al 120% del 2011.
Chi sono i possessori del nostro debito? A chi paghiamo gli interessi che distruggono il bilancio dello Stato? Soltanto il 15% sono famiglie, il 40% sono soggetti esteri (di cui più del 50% in Francia e in Germania), il 19% sono fondi e assicurazioni, il 20% banche italiane e il 6% la Banca d’Italia (dati marzo 2012).
Per avere una soluzione immediata a questa degenerazione il Governo italiano, insieme agli altri Paesi “periferici” (Spagna, Portogallo, Grecia, Irlanda), dovrebbe non pagare gli interessi sul debito pubblico e spostarli verso investimenti socialmente utili.
In questo modo, a Parma come in altri comuni indebitati, avremmo i soldi per pagare i fornitori che vantano crediti con la PA. Non sto affermando di non pagare il debito, che andrebbe valutato da una commissione di inchiesta parlamentare, ma sarebbe sufficiente non pagare gli interessi, (che non sono il debito), ben 84 miliardi nel 2011 e 90 miliardi nel 2012.
Ma questa crisi economica, che è anche finanziaria, politica, partitica ha radici lontane.
Ho trovato una relazione della Corte dei Conti (IX GLOBAL WORKING GROUP Marrakech 2/5 aprile 2008) del 2008 sui rischi circa l’uso di strumenti finanziari. Si capiva già quale fosse la direzione della dottrina liberista che ha sedotto le forze politiche di questo Paese negli ultimi anni. Basta leggere la premessa.
[I precisi vincoli di bilancio imposti dalle norme e le continue limitazioni ai trasferimenti dalla finanza statale alla finanza locale costituiscono l’insieme delle cause che hanno indotto molte amministrazioni locali a ricercare soluzioni tanto innovative, quanto rischiose, per far fronte alle proprie necessità finanziarie.
Tra queste soluzioni fenomeno emergente di questi ultimi anni è il ricorso alle ristrutturazione del debito, spesso utilizzando lo strumento dei derivati, rivelatosi in seguito particolarmente a rischio per i costi che può comportare in presenza di imprevedibili sviluppi dei mercati finanziari].
Dunque molti fra banchieri e politici erano consapevoli dei rischi dall’uso di certi strumenti ed hanno voluto coinvolgere lo Stato e noi cittadini, senza informarci ovviamente. Ricordiamoci di tutto questo quando andremo a votare.
Com’è noto il caso Parma ha fatto scuola e ritengo che il Piano Strutturale Comunale sia stato pensato per speculare attraverso la tecnica della perequazione urbanistica per cementificare il territorio della Food Valley; quelle cementificazioni operate dal settore delle costruzioni che ha prodotto uno dei maggiori PIL della città.
Questo sistema ha determinato pesanti ricadute sull’amministrazione di Parma. In quest’ottica mi rendo conto che l’opportunità di creare tante partecipate locali e l’opportunità di scommettere con certi chiamiamoli “giochetti finanziari” ha fatto sorgere un certo appetito; poi la fame è venuta mangiando.
Credo che certi modus operandi siano stati artatamente progettati per arrivare fino ad oggi, ad una crisi programmata, pronta a togliere poteri a noi politici che siamo dipendenti eletti, e pronta a togliere potere anche a questo Consiglio comunale che si vede costretto a cedere il passo al mero calcolo contabile per evitare il tracollo.
Le recenti notizie relative a presunte false scritture contabili attribuibili ai manager di MPS sono solo un episodio all’interno di un sistema drogato ove Bankitalia non è più d’Italia e le quote di partecipazione al suo capitale sono per il 94,33% di proprietà di banche che la controllano e che dovrebbero auto controllarsi in un gigantesco conflitto di interessi che produce distorsioni, favoritismi e danni all’Italia. Ora BANKITALIA darà il via i prestiti per salvare MPS. Leggasi pagheranno sempre i cittadini che diventeranno sempre più poveri.
D’altronde bisogna prendere il denaro dove si trova: presso i poveri. Hanno poco, ma sono in tanti, diceva l’attore (Ettore Petrolini).
Ora la storia di questo bilancio del nostro Comune e di questi debiti incredibili per una città grande come un q.re di MI, è l’esempio di come le riforme amministrative degli anni ’90 abbiamo favorito gli interessi di alcuni a danno della cittadinanza. La vittoria del M5S è il giudizio politico dei cittadini di Parma a questa cattiva politica delle lobby, al malaffare.
Noi siamo solo amministratori locali, ma spero che il futuro Governo cambi le regole contabili per gli Enti locali, perché come hanno detto in tanti, compresa [l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani] l’ANCI, il patto di stabilità ed il fiscal compact [6] quest’ultimo entrato in vigore l’01 01 13 condizionano e condizioneranno negativamente i Comuni in quanto sarà sempre più difficile programmare investimenti per i servizi pubblici locali. E chi lo nega o è ingenuo o è in mala fede.
A mio avviso si dovrebbe derogare per alcune tematiche fondamentali da questo cappio al collo dell’equilibrio di bilancio.
Mi riferisco ad es. alle spese socialmente utili come la tutela del territorio, lo stop al consumo del suolo, la forestazione urbana, il rischio sismico ed idrogeologico, l’istruzione, i servizi sociali, il diritto e la dignità di avere una casa per ogni famiglia della nostra città.
Questa politica sarebbe sufficiente per dare un respiro alla PA e penso che certe regole contabili siano stupide e inconciliabili col contesto sociale attuale, coi diritti naturali dei cittadini di PR. La città di Parma, questo Consiglio comunale potrebbe diventare il modello di una forma di democrazia adulta.
Potremmo avviare dei processi decisionali democratici diretti e partecipativi già presenti in diverse parti del mondo. Penso ad esempio alla pubblicazione di un bilancio esplicato, chiaro e accessibile a tutti con un linguaggio meno tecnico e maggiormente comprensibile. In tal modo si potrebbero recepire i consigli da parte di quei cittadini attivi che non aspettano altro che partecipare alla gestione o perlomeno alla condivisione della cosa pubblica.
Quanto avvenuto negli Enti locali negli ultimi 20 anni dimostra l’incompatibilità fra SpA ed Ente locale. Lo Stato deve tornare a fare lo Stato e i comuni devono fare i comuni. Il futuro deve essere la comunità dove i cittadini possano gestire direttamente i beni comuni insieme al proprio Comune. Mi riferisco tra l’altro a società ad azionariato diffuso popolare che hanno l’obiettivo di gestire il territorio per garantire risorse alla future generazioni, e non l’obiettivo di tutelare gli utili e gli azionisti come accade legittimamente in una qualunque SpA. Comuni come Parigi o Napoli che hanno ripubblicizzato la gestione dell’acqua ne sono un esempio.
E’ mancata quindi la volontà politica nel perseguire il benessere collettivo adottando processi decisionali più corretti, più maturi come ad esempio la valutazione strategica ambientale[7] che dovrebbe essere obbligatoria e non fittizia per ogni impianto significativo.
Invece la classe dirigente ha preferito crescere anche tramite rapporti amicali, e di convenienza economica soggettiva, proprio come avveniva nel medioevo, dove i potenti di turno si circondavano di corti addomesticate, scambiandosi favori personali.
Nel governo del territorio dovremmo introdurre criteri qualitativi e ripensare al Piano Strutturale Comunale PSC in chiave di “crescita zero”.
Altri comuni hanno sperimentato questa strada, ovvero sostituire gli oneri di urbanizzazione con i proventi derivanti dall’efficienza energetica nell’ottica di un semplice concetto di decrescita felice, concetto che ritengo suoni incomprensibile ad ogni singolo personaggio che ha fatto parte della precedente PA.
La decrescita felice, per i presenti che forse la ignorano, non è la rinuncia a qualcosa, o una diminuzione generalizzata, ma è la diminuzione selettiva degli sprechi del PIL, delle spese inutili e dannose.
Ogni abitazione ristrutturata e certificata consuma meno energia facendo decrescere il PIL, ma migliora l’ambiente ed il risparmio per le famiglie. Persino l’Unione Europea propone piani di decrescita energetica e l’ultima direttiva 2012/27/UE cita: «La diminuzione del consumo di energia grazie a misure che permettono di migliorare l’efficienza energetica può liberare risorse pubbliche da destinare ad altri fini. Gli enti pubblici a livello nazionale, regionale e locale dovrebbero svolgere un ruolo esemplare in materia di efficienza energetica.» Ogni quartiere dotato di orti sinergici ridurrà i consumi presso la GDO Grande Distribuzione Organizzata, quindi farà calare il PIL, ma aumenterà la qualità della vita. La decrescita felice è l’elogio della contemplazione; è il rispetto del passato e della cultura di Parma che ha sempre tutelato l’ambiente; è la consapevolezza che non c’è progresso senza conservazione dell’ambiente; la decrescita è l’indifferenza alle mode e all’effimero e ai fiorellini sempre freschi nelle fioriere dei ponti o sulle rotonde; è attingere al sapere della tradizione di Parma che non è, udite bene, il mattone; la decrescita è il non identificare il nuovo col meglio, il vecchio col sorpassato, il progresso con l’ipertrofia edilizia, la conservazione con la chiusura mentale; la decrescita vuol dire non identificare i cittadini che usano l’acqua, la luce e il gas come semplici consumatori perché lo scopo dell’acquistare non è il consumo ma l’uso consapevole; la decrescita vuol dire distinguere la qualità dalla quantità; collaborare invece di competere. Decrescita significa riappropriarsi dei beni comuni e tutelarli.
Significa bere acqua del rubinetto ma sicura, significa affidare la gestione dell’acqua a società realmente pubbliche fatte anche dai cittadini e non da una qualsiasi SpA aliena al territorio.
La nostra città eredita un’organizzazione e una pianificazione urbana che da un lato ha risolto i problemi dei servizi minimi (standard) e dall’altro ha perseguito l’ideologia della crescita infinita producendo sprechi che sono sotto gli occhi di tutti.
Le precedenti maggioranze anziché riprogettare un sistema fallito hanno preferito fare il passo più lungo della gamba pasteggiando, come diceva il nostro sindaco, a caviale e champagne.
Oggi ad esempio sono le stesse Organizzazioni imprenditoriali (Confindustria, Confcommercio, Confartigianato, Confcooperative) del Veneto a chiedere alla Regione l’impegno ad affermare un modello di sviluppo basato non più sul consumo di suolo, ma sulla valorizzazione e rivitalizzazione delle città e dei territori. Tali organizzazioni :
– chiedono di dare attuazione ai provvedimenti in tema di riconoscimento e tutela del paesaggio, contenuti nella Convenzione Europea del Paesaggio,
– chiedono di intraprendere un’azione di Governo Locale condivisa per ridurre a zero il consumo di suolo;
– chiedono di imporre rigorosi criteri di efficienza negli strumenti di governo del territorio per soddisfare i bisogni attraverso la riqualificazione, il miglior uso delle superfici già urbanizzate e la rivitalizzazione dei centri storici;
– chiedono di esercitare un maggior controllo sugli Enti Locali in materia di nuovi insediamenti;
– chiedono di regolare gli insediamenti da riqualificare nel rispetto ambientale: risparmio e fonti energetiche rinnovabili;
– chiedono di bloccare qualsiasi nuova area produttiva e commerciale nelle periferie e in prossimità dei caselli autostradali.
Cioè Confindustria dice ciò che abbiamo scritto nel programma.
E’ un segnale molto chiaro e importante che testimonia come anche le forze economiche e produttive abbiano compreso che il futuro non può più essere affidato al mattone e un segnale forte nei confronti del mondo politico e degli amministratori pubblici.
Anche in quest’ottica possiamo immaginare un nuovo modello urbanistico ove si attribuisca maggiore valore di mercato ai suoli agricoli che adottino tecniche di agricoltura naturale, agricoltura sinergica,tecniche di permacultura e tecniche di rigenerazione urbana.
Dobbiamo puntare al “mantenimento” dell’esistente privilegiando l’efficienza e la sufficienza energetica, la riqualificazione energetica e strutturale, la mobilità intelligente, la prevenzione del rischio sismico.
Questa idea di puntare all’efficienza ed al riuso deve trovare il suo appoggio proprio dall’industria delle costruzioni e dai progettisti che devono finalmente arrivare ad essere consapevoli del fatto che la direzione indicata dall’attuale PSC è decrepita ed ingiusta perché ha distrutto il valore edilizio delle medesime strutture realizzate in questi anni bui.
I PUA, gli art. 18 eccetera eccetera eccetera saranno pure dei diritti acquisiti nati in contesti legali, ci mancherebbe altro, ma penso di non essere l’unico a giudicarli profondamente ingiusti e immorali.
E questo perché si basano sullo stupro del territorio e sulla violazione del diritto naturale a vivere in un ambiente che sia il più sano possibile.
Possiamo immaginare di trasformare il nostro territorio in un ambiente diverso da quello attuale e senza soluzioni di continuità con la precedente e allucinante politica? Credo che questa sia la sfida interessante da valutare.
La PA deve dotarsi di personale competente sulle tecniche di pianificazione partecipata. Potrebbe essere anche personale interno riqualificato, ho conosciuto anche funzionari e dirigenti meritevoli. I cittadini devono cmq poter decidere sull’economia del proprio territorio. Questa proposta va nella direzione del programma 5 stelle e dove questo sistema già esiste, la cittadinanza ha raggiunto risultati straordinari in termini di qualità della vita.
L’approvazione del bilancio è certamente importante e prioritaria e fissa i segnali di riequilibrio indicati dalla Giunta. Ma dobbiamo da subito incominciare a porre le basi delle dimensioni del benessere suggerite dai concetti di decrescita felice.
Dato che noi cittadini a 5 stelle siamo stati votati per cambiare la visione di una classe di politici e dirigenti che non rappresentavano più la visione dei cittadini di PR, abbiamo il dovere di cominciare questa evoluzione culturale.
Questo CC ha il dovere di proporre una visione politica diversa. Possiamo farlo, con un atteggiamento che sia dotato di una intelligenza collettiva e di un pensiero laterale libero da ideologie obsolete e da teatrini di diatribe patetiche e stucchevoli che si notano anche in questo CC.
E’ sufficiente che questa visione politica non dimentichi i valori della Costituzione che rappresentano la base da cui partire. La tutela del paesaggio (art. 9) e diritto alla salute (art. 32) sono valori primari e assoluti in quanto espressione di interesse diffuso dei cittadini, che esigono un identico livello di tutela.
Pensiamo con quest’ottica ad alcune proposte 5 stelle quali la strategia rifiuti zero, la strategia stop al consumo del territorio, la strategia di riforestazione urbana raddoppiando il numero di alberi presenti nel nostro comune
Tutte queste strategie dimostrano la loro radice costituzionale, non un obiettivo di una parte politica fantasiosa e ingenua, ma delle strategie con obiettivi costituzionali.
Dobbiamo introdurre strumenti e criteri di intelligenza collettiva atti a trasformare la pubblica amministrazione. Chi amministra insieme alla Giunta, mi riferisco ai dirigenti, ai dipendenti, non deve mai dimenticare i principi costituzionali e deve cominciare ad adottare atteggiamenti diversi dal passato, poiché noi tutti, politici, tecnici ed amministrativi, siamo qui per servire il cittadino sovrano perseguendo l’interesse pubblico. Non esiste infatti alcuna prevalenza di un qualsivoglia interesse privato nei confronti dell’interesse pubblico specie se riguarda il diritto alla salute e il diritto alla inviolabilità del territorio. Ricordiamoci di questo anche per ogni decisione di qualsivoglia eco mostro.
Infine credo che le proposte politiche che ho accennato affrontano il problema del debito e indicano la direzione che abbiamo scritto nel nostro programma, che raccoglie le migliori idee di buon senso della società civile ricordando il programma stesso che è stato scritto con l’aiuto dei cittadini.
Si tratta di idee che non hanno una visione antropocentrica dell’ambiente e della vita ma hanno invece una visione biocentrica dove il cittadino è parte dell’ambiente e ricava dall’ambiente ciò che gli serve per il proprio benessere in un equilibrio bio economico.
Tutto questo deve avvenire nel rispetto dell’ambiente perché la classe dirigente precedente ha dimenticato che sulla TERRA sono le leggi della NATURA che governano la vita e non la finanza creativa.
Concludo citando un filosofo William James “La coscienza è la voce di Dio e la natura è il cuore degli uomini”. Ricordiamocelo sempre nella gestione della vita della polis. Grazie.
[1] La Commissione europea è una delle principali istituzioni dell’Unione europea, organo esecutivo e promotrice del processo legislativo. È composta da un delegato per stato membro: a ciascun delegato è richiesta la massima indipendenza dal governo nazionale. La Commissione rappresenta e tutela gli interessi dell’Unione europea ; avendo il monopolio del potere di iniziativa legislativa, propone l’adozione degli atti normativi comunitari, la cui approvazione ultima spetta al Parlamento europeo e al Consiglio dell’Unione Europea; è responsabile dell’attuazione delle decisioni politiche da parte degli organi legislativi, gestisce i programmi UE e la spesa dei suoi fondi.
[2] Il Consiglio d’Europa è un’organizzazione internazionale il cui scopo è promuovere la democrazia, i diritti dell’uomo, l’identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali in Europa. La sede istituzionale è a Strasburgo. Lo strumento principale d’azione consiste nel predisporre e favorire la stipulazione di accordi o convenzioni internazionali tra gli Stati membri e anche fra Stati terzi. Le iniziative del Consiglio d’Europa non sono vincolanti e vanno ratificate dagli Stati membri. Il Consiglio d’Europa è un’organizzazione a sé, distinta dall’Unione Europea, e non va confuso con organi di quest’ultima quali il Consiglio dell’Unione europea, il Consiglio europeo o la Commissione europea.
[3]Nicholas Georgescu-Roegen (Costanza 1906 – Nashville 1994) economista rumeno, fondatore della bioeconomia e della decrescita.
[4]John Kenneth Galbraith (Iona Station, 1908 – Boston, 2006) economista, canadese È stato fra i più celebri e influenti economisti del suo tempo, nonché critico della teoria capitalista tradizionale.
[5]Il Patto di stabilità e crescita (PSC), detto anche “Trattato di Amsterdam”, è un accordo del 1997 dei paesi membri della UE sul controllo delle rispettive politiche di bilancio pubbliche, per mantenere fermi i requisiti di adesione all’Unione Economica e Monetaria dell’Unione Europea, cioè rafforzare il percorso d’integrazione monetaria intrapreso nel 1992 con la sottoscrizione del Trattato di Maastricht.
In base al PSC, gli Stati membri che, soddisfacendo i parametri di Maastricht, hanno deciso di adottare l’euro, devono continuare a rispettare nel tempo quelli relativi al bilancio dello stato, ossia:
- un deficit pubblico non superiore al 3% del PIL (rapporto deficit/PIL < 3%);
- un debito pubblico al di sotto del 60% del PIL (rapporto debito/PIL< 60%).
[6] Il fiscal compact è un accordo approvato il 2 marzo 2012 da 25 stati membri della UE che contiene una serie di “regole d’oro”, vincolanti per il principio dell’equilibrio di bilancio, ad eccezione del Regno Unito e della Repubblica Ceca che non hanno firmato il trattato. E’ entrato in vigore il 01 01 2013. L’accordo prevede, secondo i parametri di Maastricht l’inserimento in Costituzione, del pareggio di bilancio, l’obbligo per tutti i paesi di non superare la soglia di deficit annuo > 0,5% (e > 1% per i paesi con debito pubblico < al 60% del Pil), oltre a imporre una significativa riduzione del debito al ritmo di un ventesimo all’anno, fino al rapporto del 60% sul Pil nell’arco di un ventennio. Sebbene sia stato negoziato da 25 Paesi della UE, l’accordo non fa formalmente parte del corpo normativo della UE medesima.
[7] La VAS è un processo finalizzato ad integrare considerazioni ambientali nei piani e nei programmi, per migliorare la qualità decisionale complessiva. L’obiettivo principale della VAS è valutare gli effetti ambientali dei piani o dei programmi, prima della loro approvazione (ex ante), durante ed al termine del loro periodo di validità (in-itinere, ex post). Ciò serve a sopperire alle mancanze di altre procedure parziali di valutazione ambientale, introducendo l’esame degli aspetti ambientali già nella fase strategica. Altri obiettivi della VAS riguardano il miglioramento dell’informazione della gente e la promozione della partecipazione pubblica nei processi di pianificazione-programmazione.
Fabrizio Savani – Consigliere Comunale Movimento 5 Stelle Parma