Sul referendum sulle scuole dell’infanzia

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Riassunto per chi si fosse perso dei passaggi di quello che sembra una presa per il naso da parte della pubblica amministrazione nei confronti dei cittadini

4 maggio 2015: Il Comitato AttivarSi per l’Infanzia, nato grazie ad alcuni cittadini che capiscono che la Giunta di Pizzarotti vuole ampliare il numero dei posti da esternalizzare nella  scuola dell’infanzia comunale in netto contrasto col programma 5 stelle, deposita in Comune il quesito referendario: “Volete voi che il Comune di Parma mantenga la gestione diretta di tutte le scuole dell’infanzia comunali che il Comune stesso ha gestito direttamente nell’anno scolastico 2014/2015, adottando tutte le azioni e gli atti a tal fine necessari?”

Si tratta della prima proposta di referendum consultivo senza quorum a Parma.

12 maggio 2015: In   Consiglio Comunale passa la delibera sulla esternalizzazione della gestione delle scuole dell’infanzia comunali con un messaggio opposto al programma politico 5 stelle. La maggioranza del gruppo Pizzarotti si rimangia il programma elettorale deliberando in modo contrario al programma che infatti prevedeva la re internalizzazione della gestione delle scuole. E tutto questo per risparmiare 100.000 € per lo stesso servizio (la filosofia è sempre quella del massimo ribasso per i servizi al cittadino). A tanto vale la promessa politica sancita coi cittadini campagna elettorale!

Il Sindaco con la sua maggioranza schiaccia in tal modo l’opinione dei cittadini. Il tutto ovviamente senza il mio appoggio (in quanto contrario al programma 5 stelle) e senza quello del consigliere Mauro Nuzzo.

La delibera approvata, di fatto impedisce ai cittadini di pronunciarsi con un referendum consultivo, su un atto deciso in un bando di oltre 88 milioni di euro.

Quindi, prima gli asili comunali erano gestiti da personale comunale e altri da aziende esterne. Un comitato di cittadini chiede di indire un referendum per internalizzare la gestione come da programma elettorale. La delibera che va contro al programma elettorale viene approvata rendendo vano di fatto l’iter per il referendum che passa da senza quorum a senza senso.

3 giugno 2015: Dopo 30 giorni il parere sulla legittimità del quesito da parte della Commissione preposta, non viene emesso andando in tal modo contro il regolamento comunale stesso.

7 agosto 2015: il bando per la gestione delle scuole dell’infanzia comunali ha concluso il suo iter e parte delle scuole dell’infanzia che erano precedentemente a gestione pubblica, vengono affidate in gestione al privato. Da questa data diventa inutile il referendum che quindi muore nella culla

Lo statuto comunale infatti prevede che in pratica un referendum non possa andare contro una situazione di convenzione in essere (che in questo caso è avvenuta appunto il 7 agosto)

2 dicembre 2015: la commissione ritiene il referendum ammissibile nonostante la convenzione in essere.

11 dicembre:  Il referendum sugli asili? “Non è abrogativo e vincolante, ma consultivo. E’ impensabile abrogare la gara di Parmainfanzia”. E’ la risposta dell’assessore al Bilancio Ferretti al quesito sollevato sul tema del referendum consultivo sui servizi educativi chiesto dal comitato AttivarSi per l’Infanzia, ritenuto ammissibile nei giorni scorsi dopo sette mesi di attesa.

Fonte http://uncomunea5stelle-parma.blogautore.repubblica.it/2015/12/11/referendum-asili-ferretti-impensabile-abrogare-la-gara/

12 aprile 2016: Sono trascorsi i 90 giorni per la raccolta firme. Il referendum quindi non si farà in quanto, come dice l’assessore Ferretti il referendum è consultivo e il Comune non ha voluto emettere un provvedimento che rendesse vincolante la consultazione del referendum come richiesto dal comitato promotore.

Ora appare chiaro che il referendum è stato asfaltato dalla Giunta e dal Sindaco che ha fatto di tutto per renderlo inutile tramite lungaggini burocratiche e bizantinismi tipici delle politica fossile.

Ora appare chiaro che il programma 5 stelle è stato tradito dalla Giunta e dal Sindaco.

Un grazie a tutti quei cittadini che si attivano e cercano di fare qualcosa per il bene della comunità.

Asili, a Parma niente referendum.

Fonte foto

In un paese normale (secondo passaggio)

Verti Giulia

Non vorrei rispondere a chi cerca di offendere invece di entrare nel merito ma penso di doverlo ai cittadini come aiuto ad una miglior comprensione della tematica edificatoria sia su casi particolari sia in generale. (leggi i post sul tema)

Chiedo a chi non si firma  con nome e cognome reali  di rivolgersi con onestà intellettuale dichiarando pubblicamente la propria identità senza nascondersi nell’anonimato. Le opinioni politiche sono sempre legittime, comprese le critiche accese; alcuni scrivono facendo a mio avviso trasparire  un astio e un odio che ho riscontrato solo nelle dinamiche relazionali dell’associazione Parma in Movimento e negli scranni della maggioranza del sindaco.

Vorrei informare i cittadini che sollevai varie volte il tema della variante del Piano Strutturale Comunale (PSC) sia nelle riunioni di maggioranza sia in quelle dell’associazione Parma in Movimento. Affrontammo e si parlò di rivedere le linee strategiche e di come affrontare i Piani Urbanistici Attuativi (PUA) presenti.

Sono uscito da questa maggioranza perché è stato tradito il mandato elettorale. La stessa associazione Parma in Movimento nel 2014 invitò l’amministrazione cittadina a rivedere il PSC secondo le linee politiche del programma. Appare chiaro che il Consiglio comunale di Parma ad oggi non ha mai deliberato in tal senso.

La maggioranza politica fin da giugno 2012 era a conoscenza del fatto che erano presenti vari PUA con convenzioni in stato di avanzamento e altri PUA in pratica fermi.

Il diritto urbanistico è chiaro (lo hanno ribadito anche all’interno della pubblica amministrazione): la maggioranza politica, motivando le proprie scelte, ha l’autonomia di cambiare le cose.

Appare evidente che la maggioranza politica non ha voluto cambiare fin da subito il PSC. Cercare di farlo adesso è una scelta tardiva (ricorda il famoso detto “si chiude il recinto dopo che sono scappati i buoi”).

Il Sindaco decise che non dovevamo cambiare il PSC poiché era prioritario incassare gli oneri di urbanizzazione. Questa è la verità politica.

La verità giuridica è che i PUA produttivi sono strumenti urbanistici facoltativi (non obbligatori). Tali insediamenti edificatori sono il frutto di accurate analisi volte a definire bene il fabbisogno della città in funzione di un loro corretto dimensionamento, pena l’illegittimità della delibera comunale che li approva. Ma quanti centri commerciali ha bisogno Parma per capire che con c’è più bisogno di tali insediamenti?

Se nel 2009 si pensava di realizzare quell’edificazione, oggi, nel 2016 esiste ancora una sua utilità? Esiste ancora quel fabbisogno? Sono questi i dubbi e le osservazioni politiche che il Sindaco e i miei ex colleghi di maggioranza non hanno voluto prendere in considerazione. Penso che questa ipertrofia edificatoria potrebbe invece innescare un danno economico alle imprese che investono e agli esercizi commercianti esistenti.

Penso che la maggioranza avrebbe dovuto predisporre una variante generale e discutere con la cittadinanza e le imprese sulla riorganizzazione del territorio anche in funzione dei cambiamenti ambientali, economici, sociali che la recessione ha innescato.

Penso che se la maggioranza fosse stata coerente con quanto dichiarato in campagna elettorale avrebbe potuto impostare una fase istruttoria fin da subito per il passaggio ad un nuovo PSC per poi affrontare i vari problemi pratici e giuridici. Successivamente ci sarebbe stato tutto il tempo per l’adozione e l’approvazione del PSC tramite una pianificazione partecipata. Il coinvolgimento della città infatti sarebbe stato fondamentale.

Era sufficiente rispettare il programma. Ora come allora penso sempre la stessa cosa. Basta poco, cambiare si può.

In un paese normale

Verti Giulia

In un paese normale sarebbe scontato ricordare alcune cose ma l’Italia è un Paese straordinario.

Quindi penso sia utile ricordare che l’obiettivo della pianificazione urbanistica è quello del corretto utilizzo del territorio per favorire i diritti della collettività. L’urbanistica quindi non mi sembra che sia uno strumento che serva a favorire il profitto economico dei privati attraverso lo sfruttamento del territorio e del paesaggio. 

E’ utile anche ricordare che i piani regolatori e le leggi regionali devono rispettare sia i principi ispiratori della Costituzione della Repubblica Italiana sulla salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio (fra i quali gli artt. 9 e 42) sia i principi della Legge Urbanistica statale del 17 agosto 1942, n. 1150 e successive modifiche ed integrazioni altrimenti si corre il rischio di rendere nulli gli atti della pubblica amministrazione.

E ora veniamo a Parma. Ecco arrivare un altro centro commerciale, non un centro commerciale come gli altri ma uno dei più grandi delle Regione!

 “Il progetto – denominato Parma Urban District – di riqualificazione dell’area industriale ex Salvarani Più di cento negozi, un cinema multisala, venti tra bar e ristoranti, un supermercato da 4.500 m2 . Un centro commerciale capace di ricevere 20mila persone al giorno, cioè sette milioni di presenze all’anno.”  (Rif. articolo sul sito di Parma.repubblica.it 08 aprile 2016 )

Non pensavo si arrivasse ad una situazione del genere sotto un’amministrazione che aveva fatto dello stop al consumo di suolo e ai centri commerciali una delle proprie bandiere in campagna elettorale. E allora penso che alcuni contesti risultino, dopo quattro anni, ormai evidenti a tutti.

Risulta evidente che il Consiglio comunale di Parma non ha adeguato gli strumenti urbanistici alle conoscenze moderne che misurano il consumo di risorse (energia, materiali, acqua) e la riduzione dell’inquinamento (aria, acqua, rifiuti) per tendere alla realizzazione di spazi di vita confortevoli e salubri.  

Risulta evidente che l’amministrazione di Parma non ha voluto mettere mano al Piano Strutturale Comunale (una volta chiamato piano regolatore). Col nuovo PSC probabilmente questo intervento avrebbe potuto essere ampiamente ridefinito. Si sarebbe quasi sicuramente costruito di meno e con uno sguardo più profondo verso il rispetto dell’ambiente, verso il risparmio delle materie prime, delle fonti energetiche e della riduzione dei rifiuti a cominciare dai lavori in cantiere.

Risulta evidente che questa Giunta non ha voluto attuare una vera pianificazione territoriale che avrebbe determinato una migliore qualità della vita locale attraverso la mediazione fra i processi decisionali consueti con quelli più avanzati fra i quali la cosiddetta pianificazione partecipata.

I nuovi progetti edificatori dovevano essere valutati coinvolgendo i Cittadini attraverso percorsi di partecipazione che tenessero conto dell’ambiente, della salute umana, del consumo consapevole delle risorse. Si dovevano applicare in concreto delle strategie condivise confrontandosi con la fattibilità tecnica, con la convenienza economica e con la praticabilità sociale.

Se è vero che la precedente amministrazione ha suggellato gli accordi edificatori col soggetto attuatore di questo mega intervento edilizio, è anche vero che come contropartita vi è la possibilità di attuare una serie di interventi nell’ambito della città pubblica. Ma è anche vero che questo enorme e futuribile centro commerciale corre il rischio nascere morto dato che è stato progettato agli inizi del 2000.

Da tempo i centri commerciali non vanno più a gonfie vele; è colpa della crisi certo ma anche di una overdose da acquisti compulsivi. Si credeva che i Cittadini potessero recarsi tutti i santi giorni che il Signore manda sulla Terra per fare compere. Ma possiamo ancora credere che i centri commerciali siano una soluzione alla crisi economica e sociale che ci è capitata?

La verità sulla crisi è che cerchiamo di curare il male con le stesse situazioni che l’hanno generato. Costruiamo come dei “lego” dei luoghi inesistenti inserendoci della relazioni inesistenti. Il Consiglio comunale in questi quattro anni ha fatto da tubo digerente delle politiche urbanistiche della giunta precedente. Il massimo organo di rappresentanza cittadina ha in pratica dato l’assenso politico ai piani urbanistici ereditati dalla precedente amministrazione. Se ci pensiamo bene la maggioranza di un Consiglio comunale che abdica al suo ruolo di analisi politica accettando qualsiasi delibera che gli viene sottoposta in pratica si priva della sua identità, delle relazioni con la città, si priva della sua storia. Proprio come un centro commerciale dove gli individui si incrociano senza entrare in relazione, spinti dal bisogno di consumare per fare crescere la freccia dei consumi. Si tratta di spazi fisici destinati ad essere soppiantati dagli spazi virtuali molto più ampi rispetto ai centri, iper o mega che siano. Ecco quindi perché a mio avviso questi spazi fisici nascono già morti. Ed ecco perché si fa finta di non capirlo trincerandosi dietro le frasi fatte dei “diritti acquisiti” o delle “carte in regola per costruire” o del “non possiamo farci niente, è tutto regolare, vorremmo ma niente non possiamo”.

Qui tutto sembra un incantesimo sospeso nel tempo. La verità è che gli anni sono solo dei momenti e passano senza che un sindaco dica niente alla Giunta, al Consiglio, alla Commissione Urbanistica, alla Commissione Ambiente (dove cacciano un presidente e subito dopo arriva un mega mall). Io non lo so ma sembra che tutto passi pigramente con un misto di noia ed indifferenza. E forse questo atteggiamento politico pare ai Cittadini ancor più grave di una colpa. Forse presto qualcuno proverà a capirlo.

Probabilmente l’iter per l’edificazione di questo nuovo centro commerciale era già stato in gran parte definito ma quello che appare evidente è la mancanza di trasparenza da parte del Comune nei confronti della città. E’ mancata una corretta e puntuale informazione alla collettività e adesso è sicuramente troppo tardi.

Non ho niente nei confronti di un’impresa che legittimamente vuole perseguire un interesse privato ed un utile aziendale per sé ed i suoi azionisti. Ma se la politica rimane inerme bloccata dalla sua inadeguatezza senza provare a fare niente allora cosa ci sta a fare. L’onestà e la buona fede sono certo fondamentali ma devono essere delle partenze e non degli arrivi per il nuovo politico; altrimenti dov’è il cambiamento?

“Mentre tu sei l’assurdo in persona e ti vedi già vecchio e cadente raccontare a tutta la gente del suo falso incidente” (Edoardo B.)

Fonti articoli

Un mega-Mall nella ex Salvarani

il più grosso centro commerciale di Parma

nuovo centro commerciale