NO ai botti di Capodanno.

Ogni anno sembra di assistere a una sorta di guerriglia urbana, con morti e feriti, cani e gatti terrorizzati e in fuga. Sono tanti i comuni che hanno dichiarato guerra ai botti: comuni piccoli e comuni grandi come quelli di Milano, Torino, Venezia o Bologna.
Forse affidarsi unicamente al puro buon senso dei cittadini non penso sia la soluzione migliore. Ci si potrebbe allora chiedere perché non fare la stessa cosa per la raccolta differenziata evitando di dare le multe, per il divieto di vendita di bottiglie e lattine a capodanno, per il divieto di bivacco in centro storico, ecc.
I dati sugli animali uccisi dai botti sono difficili da dimostrare ma anche se fossero poche decine sono sempre essere viventi, amici con anime fragili e dignità da tutelare.

Le reazioni di animali domestici e selvatici sono spesso incontrollate e mettono a rischio anche le persone più esposte. Pensiamo anche ai bambini che spesso raccolgono botti inesplosi e abbandonati. Io non lo so ma se fossi un sindaco di una piccola e bella cittadina grande come un quartiere di Milano, ecco forse io non me la sentirei di fidarmi solo del buon senso di ogni singola persona. Penso che ascolterei la stragrande maggioranza dei cittadini che amano gli animali. Io non sono per i botti di capodanno. Ma io non sono un sindaco.Un sincero augurio di Buon Anno a tutti gli animali a quattro zampe e anche a quelli a due zampe (politici compresi).

Fabrizio Savani
Consigliere Comunale di Parma
Movimento 5 Stelle – beppegrillo.it

Fuori dall’Euro ?

Gli interessi sul debito pImmagineubblico strangolano il Paese, i cittadini e assassinano lo Stato Sociale. Gli interessi passivi annui sul debito pubblico raggiungeranno i 100 miliardi solo nel 2015. Negli ultimi 30 anni l’Italia ha pagato oltre tremila miliardi di interessi sul debito (una media di 100 mld all’anno come 3 buone finanziarie).

Grazie all’euro il debito pubblico sta crescendo a ritmi forsennati e gli interessi che dobbiamo pagare smantelleranno quel che resta dello Stato Sociale.
I parametri macroeconomici italiani vanno sempre peggio da quando gli ultimi tre governi non eletti dai cittadini (Monti, Letta, Renzi) hanno incominciato a smantellare quel che resta dell’Italia.
Cosa è davvero cambiato sotto Renzi a parte le chiacchiere? Chi pensa che la propria situazione lavorativa e familiare sia davvero migliorata da quando governa Renzi?
Occorre per prima cosa andare a rivotare e cercare di riprendersi la sovranità monetaria riappropriandosi della capacità di lavorare per noi cittadini e non per la BCE o per i parametri dettati dalla Germania o dalla troika. Uscire dall’euro potrebbe essere un bagno di sangue. O forse no, ma restare nell’euro lo diventerà sicuramente. Grecia docet

Uscire dall’euro? Sarebbe uno shock, ma restare è peggio.

E’ quanto afferma in sintesi in una intervista al sito www.wired.it a maggio 2014 (in tempi non sospetti rispetto all’iniziativa della raccolta delle firme per uscire dall’euro del 13 dicembre) la professoressa Loretta Napoleoni, economista e autrice dei libri Democrazia vendesi e Il Contagio.

Io non ho delle capacità economiche tali da stabilire se sia giusto o sbagliata la nostra uscita dall’euro. Per questo motivo tendo ad ascoltare persone che mi ispirano fiducia e che sono disallineate rispetto all’andiamo generale degli economisti e liberisti che solitamente non ne azzeccano una sulle previsioni economiche e medio e lungo termine.

Ecco una sintesi. Il testo integrale al sito http://www.wired.it/economia/finanza/2014/05/06/euro-uscire-napoleoni/

Disoccupazione e recessione andrebbero meglio senza la moneta unica?

La comunità economica si divide. Da un lato, c’è chi teme che un’uscita dall’euro porterebbe a una massiccia svalutazione e a un impoverimento dei salari. Dall’altro, invece, c’è chi pensa che i mali dell’euro siano maggiori che i benefici.

Uscire dall’euro potrebbe essere uno shock economico, ma solo sul breve periodo. Dopo avremmo le forze per ripartire e la libertà di attuare le politiche più adatte alla nostra economia.

L’euro è una moneta che rappresenta economie più forti della nostra. Il suo tasso di cambio è relazionato a paesi più forti come la Germania, con una disoccupazione bassa e una crescita elevata. Il problema è proprio questo: la moneta unica deve rappresentare tanti paesi in condizioni diverse. Ma come per la media statistica, se hai qualche valore troppo alto, il risultato è distorto. In questo caso, alcune economie sono troppo forti e pesano troppo.

Disoccupazione alta, crescita bassa e debito pubblico alle stelle non sono direttamente attribuibili alla moneta unica che però ne peggiora la condizione. C’è stato un errore di percezione da parte di una certa classe politica. Si pensava sbagliando che bastasse l’euro per diventare economicamente forti come i tedeschi.

Esiste il timore che un’uscita da un regime di cambi fissi come l’euro potrebbe portare a una forte svalutazione e all’impoverimento dei salari reali ma è un errore pensare che restare nell’euro sia una meglio.

Uscire dall’euro potrebbe essere una terapia d’urto che causerebbe svalutazione, ma ne guadagneremmo in libertà economica con cui poter ripartire.

Questo a condizione che ci sia una politica economica capace che governi questo processo.L’alternativa è restare nell’euro e continuare con l’austerità e i tagli che impoveriscono pensioni e salari. L’uscita dall’euro potrebbe portare a un’impennata dei tassi d’interesse.

Il nostro debito pubblico è in larga parte in mano ai risparmiatori italiani. Lo si deve quindi pagare Una soluzione potrebbe essere far pagare soltanto i grandi contribuenti oppure non ripagarlo solo in parte.

Ciò potrebbe causare sul breve periodo dei danni ma rimanere nella situazione attuale non ci offre maggiori garanzie. Davvero pensiamo che rimanere nell’euro ci garantisca una crescita necessaria per ripagare un debito così grosso? Adesso la soluzione è indebitarsi di più, per ripagare gli interessi. Ma non è sostenibile.

Attualmente abbiamo un sistema di tassazione delle imprese tra i più alti al mondo che strozza la produzione ormai in fin di vita. Nascono più startup ma si concentrano quasi sempre sui servizi. Il problema di un’economia basata sui servizi è che non genera sufficiente ricchezza e lavoro rispetto a chi produce beni e che vengono venduti e possono essere esportati.

Parma anno zero

600_13732855Il nuovo Statuto Comunale approvato dalla maggioranza 5S presenta “alcune” criticità verso gli obiettivi politici indicati nel programma elettorale sottoscritto coi cittadini. Si dovevano introdurre ad esempio strumenti di democrazia diretta e partecipativa.

Il M5S nasce anche per cambiare la partecipazione attiva dei cittadini che devono entrare nelle Istituzioni per trasformare la pubblica amministrazione attraverso la trasparenza radicale. Ciò è possibile anche grazie all’adozione di strumenti specifici quali i referendum, il bilancio partecipativo, il controllo diretto e costante nei confronti delle istituzioni, la certezza delle sanzioni amministrative per chi sbaglia, ecc.

A Parma non si vede ancora il vero cambiamento radicale promesso in campagna elettorale. Ritengo un errore politico aver cambiato la Costituzione del Comune di Parma (lo Statuto) senza il consenso dell’opposizione [Berlusconi ad esempio non riuscì in tale intento]. Ritengo un errore politico aver svolto solo un “open space technology” (OST) senza riorganizzare la struttura del Comune in funzione della partecipazione attiva dei cittadini e senza una un’adeguata formazione di dirigenti e funzionari.

Vien da pensare ma forse mi sbaglio che si trattasse di una forma di “pubblicità progresso” come quelle che manda in TV ogni governo di turno. All’interno dello Statuto il M5S ha riproposto le vecchie circoscrizioni di quartiere (ribattezzate Consigli di Cittadini Volontari) senza una vera formazione di democrazia partecipativa, con forme desuete consultive che potrebbero raffigurare i prodromi di clientele e correnti locali.

Io non lo so ma forse il Bilancio Partecipativo vede un “ritorno a un modo nuovo”, con le assemblee di cittadini che stabiliscono le priorità nei programmi del Comune, quasi come se potessero aggiornare direttamente il piano esecutivo di gestione (PEG) ed il piano strutturale comunale (PSC).

In questi anni abbiamo approvato le gestioni di un bilancio mostrando i tagli decisi dall’esecutivo centrale e rinunciando a compiere quelle scelte politiche importanti e coerenti coi valori penta-stellati. Il tutto senza di fatto chiedere un vero contributo attivo della cittadinanza e del Consiglio Comunale. I cittadini dovrebbero dire la loro, specie in tempo di crisi, non solo su come destinare una quota sensibile del bilancio comunale ma anche su quali tagli eseguire all’interno delle spese e dei servizi erogati dal Comune.

La reale intenzione dei politici si misura controllando gli atti ed i comportamenti rispetto al programma ma a me sembra che, sul piano della democrazia partecipata, ci sia ancora una Parma anno zero.

La musica del bilancio partecipativo di fatto manca nelle corde degli strumenti della maggioranza e dell’Amministrazione che la ignorano nelle forme e nei contenuti. I referendum hanno bisogno di regolamenti per diventare esecutivi ma come nell’ancien régime si prende ancora altro tempo. Temo che si arriverà alla fine del mandato elettorale senza aver davvero dato la possibilità ai cittadini di partecipare alla vita della comunità.

Oggi siamo al giro di boa del mandato elettorale e il vento del cambiamento che gonfiava le vele spingendo il vascello fuori dalle secche di un porto in rovina sembra essere cessato. Il vento calmo della sera entra nelle finestre spalancate del palazzo portando l’avvio dell’inceneritore, entra nei corridoi dirigenziali portando una proiezione ipotetica di un nuovo PSC. Un piano della nostra cara comunità, un piano figlio della decrescita felice solo per alcuni, un piano figlio di un purissimo smeriglio che avrebbe potuto volare alto sulla nostra cara città, piena di diritti edificatori acquisiti dalle vecchie amministrazioni.

Fin dal nostro insediamento a palazzo avremmo potuto realizzare una rivoluzione a costo zero consentendo ai cittadini di partecipare. Ora vedo che ci siamo “evoluti” da portavoce ad eletti; giriamo il modo, facciamo cose e vediamo gente ma in tutto questo io mi sento un diverso, magari mi sbaglio ma penso che stiamo dimenticando la nostra provenienza, stiamo dimenticando lo “spirto guerrier” che ruggiva nei cittadini e nel movimento. Io non lo so ma mi sembra che siamo diventati dei politici di professione e percorriamo una strada già percorsa da altri.  Due strade trovai nel bosco ed io scelsi quella meno battuta, ed è per questo che sono del 5 stelle (o almeno credo).

Evento del 7 dicembre 2014

Evento del 7 dicembre – open day – sold out!

KONICA MINOLTA DIGITAL CAMERANon parteciperò all’evento del 7 dicembre 2014 aperto agli eletti Cinque Stelle.

Si parlerà dello Statuto e anche delle espulsioni dei parlamentari Artini e Pinna.

Lo Statuto Comunale è come la Costituzione locale. E’ per questo che andava condiviso con tutti facendo il possibile per favorire il dialogo. Penso che un gruppo politico sia libero di organizzare eventi ed invitare chi vuole.

Non ho intenzione però di subire le conseguenze di un percorso che non condivido. Mi disallineo quindi da questo evento. Questo open day viene percepito come situazione che potrebbe generare una scissione all’interno del M5S. Visto gli ultimi accadimenti forse il momento per un evento del genere non è dei migliori.

Vorrei il meglio per il Movimento, vorrei il meglio per i cittadini.

Leopolda di Parma

Sullo Statuto Comunale

Seduta Consigliare del 02 Dicembre ’14 sull’alluvione a Parma

faberOggi si è tenuto in Consiglio Comunale la seduta monotematica sull’alluvione. All’inizio è stata discussa e votata all’unanimità la delibera sugli interventi di urgenza per i lavori effettuati a seguito dell’esondazione “del Baganza e della Parma” del 13 ottobre 2014. Poi sono intervenuti i vari rappresentanti degli Enti che hanno partecipato alla gestione dell’emergenza seguiti dai vari interventi dei Consiglieri.

Io non penso che dal punto di vista tecnico il Sindaco abbia delle colpe particolarmente gravi ed evidenti. Sicuramente si poteva fare di più e meglio ma col senno di poi sono capaci tutti di fare i professori. E’ però evidente la responsabilità politica di Sindaco e Giunta nel bene e nel male. Penso che un sindaco sia responsabile politicamente delle sue azioni e delle azioni della sua Giunta e del governo della sua città in generale.

Sicuramente non si può certo pretendere che un politico sia onnisciente e onnipresente (a parte le comparsate nei talk show in TV). Ecco allora che deve attorniarsi di persone di fiducia, persone che sappiano individuare le priorità e una scaletta valoriale delle emergenze da gestire e delle criticità da risolvere. Questo nell’ottica di un efficientamento della macchina comunale, delle risorse umane e soprattutto della destinazione di fondi e spese.

Cosa può saperne un politico se i piani di emergenza operativi comunali sono idonei ed aggiornati? Cosa ne sa un politico di professione se il piano di emergenza dell’aeroporto è idoneo. Cosa ne sa se per sfortuna dovesse eruttare il Vesuvio e Parma si trovasse ad ospitare da un giorno all’altro dieci o ventimila persone sfollate? Ecco allora che si possono individuare delle precise competenze dirigenziali e delle precise responsabilità.

Inoltre è evidente una moltitudine abnorme di Enti e competenze per la gestione delle emergenze e che pone delle forti criticità a livello di comunicazione, di organizzazione e di coordinamento, il tutto condito da una iper burocrazia che limita e rallenta ogni azione della pubblica amministrazione.

Ma quale è la causa di questa ipertrofia burocratica?

Ancora una volta devo dire che è mancata l’intersettorialità fra gli Enti e fra i settori dei vari Enti. Lo dimostra, esempio sintomatico, il fatto delle centraline di rilevamento. Hanno davvero funzionato correttamente e chi era in grado di leggerne i dati? Chi era in grado di mandare la comunicazione, chi era in grado di attivarsi in tempo utile sulla scorta della rilevazione, della comunicazione e di un piano di azione idoneo, mirato, calibrato, veloce? Perché se non siamo in grado di valutare tali criticità, se non siamo in grado di dare tali risposte, non possiamo imparare dai pochi o tanti errori commessi e quindi alla prossima pioggia, alla prossima piena tali problemi si ripresenteranno puntuali come prima.

Alla fine i noi Consiglieri passiamo la giornata discutere in Municipio mentre fuori c’è un mondo che tenta faticosamente di tirare avanti fra tasse, drammi ambientali, sociali, umani. E ce ne stiamo dentro queste mura e discutiamo in modo autoreferenziale senza prendere decisioni e guardandoci i piedi. Questi ultimi tre Consigli comunali (due sullo Statuto comunale durati mezz’ora entrambi, questo sull’alluvione dove si approva di fatto solo una delibera) hanno rallentato i lavori della macchina comunale. Quanto abbiamo speso, quanti solidi dei cittadini sono stati utilizzati? Forse 15 – 20.000 € fra servizi e lavoro dei dipendenti? Che impatto ambientale hanno prodotto le nostre parole? Gli spostamenti, gli ingressi con l’auto in centro storico, le fotocopie, le luci accese, il riscaldamento. Che impronta ecologica hanno prodotto le tossine delle promesse e della retorica?

Spero alla fine che almeno da questa seduta comunale si arrivi ad un documento di sintesi che evidenzi in modo chiaro cosa è successo come è stata gestita l’emergenza e cosa è previsto per evitare il ripetersi di una situazione analoga negli anni a venire.

Fabrizio Savani

Consigliere Comunale Movimento 5 Stelle di Parma