E’ quanto afferma in sintesi in una intervista al sito www.wired.it a maggio 2014 (in tempi non sospetti rispetto all’iniziativa della raccolta delle firme per uscire dall’euro del 13 dicembre) la professoressa Loretta Napoleoni, economista e autrice dei libri Democrazia vendesi e Il Contagio.
Io non ho delle capacità economiche tali da stabilire se sia giusto o sbagliata la nostra uscita dall’euro. Per questo motivo tendo ad ascoltare persone che mi ispirano fiducia e che sono disallineate rispetto all’andiamo generale degli economisti e liberisti che solitamente non ne azzeccano una sulle previsioni economiche e medio e lungo termine.
Ecco una sintesi. Il testo integrale al sito http://www.wired.it/economia/finanza/2014/05/06/euro-uscire-napoleoni/
Disoccupazione e recessione andrebbero meglio senza la moneta unica?
La comunità economica si divide. Da un lato, c’è chi teme che un’uscita dall’euro porterebbe a una massiccia svalutazione e a un impoverimento dei salari. Dall’altro, invece, c’è chi pensa che i mali dell’euro siano maggiori che i benefici.
Uscire dall’euro potrebbe essere uno shock economico, ma solo sul breve periodo. Dopo avremmo le forze per ripartire e la libertà di attuare le politiche più adatte alla nostra economia.
L’euro è una moneta che rappresenta economie più forti della nostra. Il suo tasso di cambio è relazionato a paesi più forti come la Germania, con una disoccupazione bassa e una crescita elevata. Il problema è proprio questo: la moneta unica deve rappresentare tanti paesi in condizioni diverse. Ma come per la media statistica, se hai qualche valore troppo alto, il risultato è distorto. In questo caso, alcune economie sono troppo forti e pesano troppo.
Disoccupazione alta, crescita bassa e debito pubblico alle stelle non sono direttamente attribuibili alla moneta unica che però ne peggiora la condizione. C’è stato un errore di percezione da parte di una certa classe politica. Si pensava sbagliando che bastasse l’euro per diventare economicamente forti come i tedeschi.
Esiste il timore che un’uscita da un regime di cambi fissi come l’euro potrebbe portare a una forte svalutazione e all’impoverimento dei salari reali ma è un errore pensare che restare nell’euro sia una meglio.
Uscire dall’euro potrebbe essere una terapia d’urto che causerebbe svalutazione, ma ne guadagneremmo in libertà economica con cui poter ripartire.
Questo a condizione che ci sia una politica economica capace che governi questo processo.L’alternativa è restare nell’euro e continuare con l’austerità e i tagli che impoveriscono pensioni e salari. L’uscita dall’euro potrebbe portare a un’impennata dei tassi d’interesse.
Il nostro debito pubblico è in larga parte in mano ai risparmiatori italiani. Lo si deve quindi pagare Una soluzione potrebbe essere far pagare soltanto i grandi contribuenti oppure non ripagarlo solo in parte.
Ciò potrebbe causare sul breve periodo dei danni ma rimanere nella situazione attuale non ci offre maggiori garanzie. Davvero pensiamo che rimanere nell’euro ci garantisca una crescita necessaria per ripagare un debito così grosso? Adesso la soluzione è indebitarsi di più, per ripagare gli interessi. Ma non è sostenibile.
Attualmente abbiamo un sistema di tassazione delle imprese tra i più alti al mondo che strozza la produzione ormai in fin di vita. Nascono più startup ma si concentrano quasi sempre sui servizi. Il problema di un’economia basata sui servizi è che non genera sufficiente ricchezza e lavoro rispetto a chi produce beni e che vengono venduti e possono essere esportati.