Abbiamo un problema con l’Islam. E’ un fatto e negarlo è una semplice idiozia. E’ anche un fatto affermare che l’integrazione non è assimilazione, non è la stessa cosa. Integrazione vuol dire rispetto delle differenze e condivisione delle regole. Assimilazione invece è una specie di buonismo inutile, stucchevole e pernicioso. Assimilazione è quando si vuole togliere il crocefisso dalle scuole e dagli uffici pubblici o quando non si vuole allestire il presepe a scuola per rispetto di chi non crede in questa tradizione religiosa. Assimilazione è sperare che tutto vada bene confluendo una cultura nell’altrui cultura sperando che questa miscela, senza alcuna preparazione, porti a una etica comune condivisa. Tutto questo è un mero percorso di ipocrisia che non porta a condividere ma a dividere.
L’intellettuale islamico indiano Maulana Wahiduddin Khan, noto per il suo attivismo pacifico, afferma che il Corano non prevede fustigazione, morte o altre punizioni fisiche per chi si macchia di blasfemia nei confronti del profeta. Al contrario afferma che il libro sacro dell’Islam comanda al credente di non offendere i suoi avversari e di affrontare col dialogo quanti la pensano in modo diverso e in nessuna parte del testo sacro si invitano i credenti a vendicare le offese.
(rif. Sito http://m.asianews.it/index.php?art=25987&l=it ).
Stesso concetto ribadito da Fareed Zakaria sulla Repubblica del 10.01.15 che cita il Levitico della Bibbia (24:16 – E chi bestemmia il nome dell’Eterno dovrà essere messo a morte; tutta la raunanza [comunità ndr] lo dovrà lapidare. Sia straniero o nativo del paese, quando bestemmia il nome dell’Eterno, sarà messo a morte.) Ma non per questo un cristiano si sente legittimato a uccidere chi bestemmia. E’ ovvio infatti che si tratti di un’interpretazione di un messaggio.
In molti casi il fanatismo nasce dalla distorsione della parola o dall’ignoranza o dalla capacità di alcuni leader religiosi di piegare degli analfabeti alle loro invenzioni politiche. Nell’Islam la blasfemia dev’essere oggetto di dibattito e non di punizioni fisiche. E’ vero che non si deve identificare l’Islam col terrorismo ed è anche vero che alcuni paesi musulmani cosiddetti moderati prevedono l’ergastolo per il reato di blasfemia. E’ inoltre vero che nel mondo occidentale dopo 200 anni di lotte, la libertà di stampa è diventato patrimonio culturale condiviso dalla cittadinanza. E’ un diritto avere la possibilità di essere blasfemi e di fare satira, anche dura, senza per questo aspettarsi come ritorsione un atto di violenza fisica. Una cultura che non abbia recepito questo diritto è una sub cultura con evidenti limiti. Un certo tipo di Islam è così. Non si deve sfociare nel qualunquismo ma è evidente che c’è un problema di mancanza di dialogo su tematiche valoriali.
Altro problema è il fatto della sicurezza dei cittadini. L’Europa è una insieme di Paesi dove le radici culturali presentano delle evidenti similitudini. Sono ben più le convergenze che le divergenze culturali. Ora è evidente che non si possono tollerare per finto perbenismo differenze che rappresentino i prodromi di aspetti comportamentali che sfocino in violenza. E tali aspetti a volte sono presenti anche nelle generazioni di islamici di seconda o terza generazione residenti in Italia. Questo vuol dire che l’integrazione non ha portato ai risultati sperati e spesso per incapacità dei politici europei e di quelli italiani a casa nostra.
Non è più sufficiente in questi casi che gli imam (le guide spirituali islamiche) o i leader religiosi o gli intellettuali musulmani si dichiarino contro gli attentati o che facciano un distinguo fra islam e terrorismo. Occorre invece portare il discorso su un altro piano. Si devono fare i nomi e i cognomi di coloro su cui si nutrono dei sospetti e che frequentano una moschea. Si deve pregare in italiano o nella lingua del paese dove si risiede. Si deve fare il possibile per aiutare con ogni mezzo le forze dell’ordine italiane da sempre impegnate nel servizio di indagine e di cattura dei sospetti terroristi. E questo nonostante i tagli dei vari governi che anno dopo anno si alternano uno uguale all’altro.
Non si possono più tollerare discorsi che facciano credere che i terroristi possano essere descritti come fratelli che sbagliano. Lo abbiamo già visto in Italia negli anni di piombo e quindi non è ammissibile ogni minimo o possibile fraintendimento o sottovalutazione. Deve essere chiara la condanna da parte del mondo musulmano e da parte degli imam che non può esistere il reato di blasfemia e che tale reato possa sfociare nell’ergastolo o nella vendetta. Si deve dichiarare che la blasfemia non esiste nel Corano e non deve esistere nel mondo islamico così some non esiste nel cosiddetto mondo occidentale.
Ribadisco che il problema non è l’Islam e non si tratta di fare una guerra all’Islam, una religione di 1,6 miliardi di persone. Ma è evidente che non si può andare avanti sperando di proseguire con una falsa integrazione non condivisa dalla maggioranza dei cittadini. Uccidere dei vignettisti che fanno satira, per onorare il Profeta, fa assurgere la stupidità ad una nuova sublimazione come ha di recente affermato Stephen King, uno scrittore che di pazzi e stupidi scrive da un vita.
Ora deve essere chiaro che da quello che i media hanno definito il giorno più lungo della Franca, ma io dico dell’intera Europa, nella sua recente storia, è solo l’inizio. Non abbiamo la più pallida idea di ciò che ci sta capitando e di come la nostra vita e la nostra quotidianità potranno cambiare. Se non iniziamo fin da ora a pianificare un nuovo paradigma culturale basato sul dialogo, sul rispetto dell’Umanità da parte di tutte le culture e le religioni, i nostri figli non avranno scampo.
Il fatto che i politici non lo capiscano o facciano finta di non capirlo fa semplicemente paura. I cittadini devono essere coinvolti totalmente sul percorso di condivisione, uguaglianza, integrazione. Ma la politica sembra non capirlo. Imporre una moschea ad esempio in una città e additandola come elemento di integrazione senza farla passare attraverso una completa condivisione con la città stessa è semplicemente utopico oltre che stupido.
Concludo affermando che tremo a pensare che ci si possa salvare affidandosi a dei politici che parlano alla pancia della gente sperando di avere qualche percentuale di voto in più. Si deve invece costruire un percorso che parli di incontro e anche di rispetto delle regole. Nessuna guerra santa, nessun atto di razzismo ma puro buon senso volto a tutelare la dignità di ogni singola persona presente sul nostro paese. Un buon senso quasi sempre alieno ad ogni atto dei nostri i politici di professione.
Fonte della vignetta di Loic Secheresse