M5S in occasione della Giornata della Memoria

“Ricordare la Shoah significa soprattutto ricordare la malvagità di cui l’essere umano si è reso capace in passato. Mantenere viva la memoria di quei terribili anni e dello sterminio condotto dalla Germania nazista, cui prese parte anche l’Italia fascista, è un dovere inderogabile. Ma il ricordo di questa giornata, sia soprattutto lezione per tutti coloro che, nel presente, si rendono ancora autori di orrori e violenze indiscriminate nel mondo. Non solo oggi, noi, ricordiamo l’Olocausto, ma proviamo a farlo ogni giorno”.

27 gen2015- Comunicazione dei deputati del M5S della Commissione Esteri, in occasione della Giornata della Memoria

Il Governo è contro la raccolta differenziata?

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Probabilmente lo Stato continuerà a perseguitare i cittadini anche sui rifiuti.

I cittadini che si sono fatti il mazzo in questi anni sono degli illusi in quanto arriva una specie di sanatoria che con un tana libera tutti fa si che i comuni inadempienti possano continuare a lavorare in tutta tranquillità.

Se poi mettiamo insieme anche il decreto sblocca Italia, che farà aumentare probabilmente la quantità di rifiuti da bruciare nei forni, il puzzle sembra completo. Si tratta  di un disegno finale governativo che sembra accantonare la RD e favorire chi vuole bruciare il futuro dell’ambiente? Ognuno tragga la sua risposta. Ecco il motivo.

Sembra che il Ministero Ambiente (si fa per dire) stia lavorando (sempre si fa per dire) a un nuovo decreto che riguardi anche l’AIA, l’amianto, la RD. Per la raccolta differenziata è prevista che entro il 31 dicembre 2016 l’obiettivo minimo di riciclaggio e recupero rifiuti sia almeno al 65%, con un ”obiettivo minimo di RD del 50%”.

Così la bozza del decreto. Il decreto opera uno slittamento dei termini, già scaduti dal 31 dicembre 2012, a fine 2016, per evitare che i comuni incorrano nelle sanzioni correlate al mancato raggiungimento degli obiettivi. Inoltre la modifica fa anche riferimento agli ultimi dati sulla RD da cui si vede come i target previsti non siano stati raggiunti in modo omogeneo. La percentuale media nazionale di RD è circa al 40 %.

In questo modo, con il ”differimento”, si spiega nella relazione della bozza del decreto, sarà possibile ”una migliore programmazione degli interventi”.

Fonte ecodallecittà

Giornata della memoria 2015

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Parma ha celebrato il Giorno della Memoria nel 70° anniversario della Liberazione, ricorrenza del 27 gennaio 45, quando l’Armata Rossa libererò i superstiti del campo di Auschwitz nel ’45.

In tale occasione ieri si è tenuto il Consiglio congiunto, Comunale e Provinciale, in Aula Magna Università PR.

La seduta si è aperta con la consegna, da parte del Prefetto, di sette medaglie d’onore ai deportati nei lager nazisti.

Fra i vari interventi delle Autorità si segnalano quelli del Sindaco Pizzarotti (“non dobbiamo mai rinunciare a difendere ciò che siamo”), del Presidente della Provincia Fritelli (“la Giornata della Memoria deve camminare sulle gambe dei giovani, per ampliare la conoscenza e la coscienza”) e del Vice Presidente della Comunità Ebraica Riccardo Joshua Moretti (“la nostra voce deve servire a non accettare con indifferenza tutti i martiri immolati nel vento dell’assurdo. Dobbiamo far capire soprattutto ai giovani che tutto ciò che è stato storia, è storia di oggi”).

Sono seguiti l’intervento del Magnifico Rettore Borghi, che ha riportato tre testimonianze (di Antonio Gramsci, Attilio Bertolucci e Herbert Marcuse) e la lezione del professor Genovesi, docente del Dipartimento di Storia Moderna.

Poi sono intervenute le studiose Teresa Malice e Alessandra Mastrodonato dell’Istituto Storico della Resistenza e quattro studentesse, degli Istituti Romagnosi, Marconi, Giordani e Melloni, che hanno partecipato al viaggio della memoria nel 2014.

Diversi Consiglieri (non tutti) hanno devoluto il gettone di presenza all’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea come testimonianza ai lavori di recupero della memoria per le nuove generazioni.

E’ stata una bella giornata di arricchimento. E’ sempre importante infatti partecipare a queste celebrazioni. E’ sempre importante esserci. E’ sempre importante essere schierati contro il fascismo, il nazismo, la violenza, l’omofobia, la discriminazione.

Forse almeno  in questo giorno i vari politici presenti avrebbero potuto rimanere fino alla fine dei lavori per ascoltare le belle parole delle testimonianze degli studenti sul viaggio della memoria, che sono intervenuti alla fine del Consiglio. Invece siamo rimasti in pochi.

Per me è stata una riprova che gli alberi della sensibilità e dell’empatia non piantano radici nel terreno delle Istituzioni.

Fonte: sito del Comune di Parma

Fonte disegno: K.Z. Disegni dai campi di concentramento nazifascisti

di fabriziosavani Inviato su Politica

Consiglio Comunale del 20 gennaio 2015 sui debiti fuori bilancio

20150112_112712Martedì si è tenuto il Consiglio Comunale con all’ODG, fra l’altro, una mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore al Welfare Laura Rossi, un debito fuori bilancio e un ratifica di una Determina Dirigenziale (DD).

La ratifica della DD è relativa a un esproprio di immobile in Via Venezia. Seguiamo la sequenza degli eventi:

  • Nel 2004 viene determinata l’indennità di esproprio di 30.000 €
  • Nel 2004 i proprietari ricorrono al TAR
  • Nel 2010 il TAR annulla il decreto di esproprio
  • Nel 2014 l’area viene “rivalutata” dal Comune a 80.000 €
  • Nel 2014 i proprietari ricorrono al TAR eccependo il difetto di competenza di un atto di esproprio spettante al Consiglio Comunale anziché al Dirigente Comunale.

Ora, se il Dirigente non era competente non si capisce il motivo per cui ha emesso l’atto. Per contro se il Dirigente era competente non si capisce il motivo per cui il Consiglio debba ratificare l’atto.

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L’altra delibera “strana” è relativa all’acquisizione di un’area condominiale con relativo debito fuori bilancio, l’ennesimo che arriva in Consiglio Comunale. Anche qui seguiamo le date

  • Nel 2002 viene approvato il progetto definitivo
  • Nel 2008 viene stabilita l’indennità provvisoria di 39.000 €, non accettata dai proprietari che fanno ricorso al TAR.

La Commissione Provinciale dei Valori Agricoli Medi (VAM), si tratta di un ente terzo, determina l’indennità definitiva di esproprio in 72.000 €. Il Comune ridetermina quindi l’indennizzo per il condominio portandolo a 143.000 €, il doppio!

Come mai dopo tanti anni, a un passo dalla sentenza, si riconosce una cifra quadrupla rispetto all’indennità provvisoria del 2008? Era troppo bassa la cifra allora o è troppo alta quella di adesso? In ogni caso non si capisce perché debbano pagare ancora una volta i cittadini.

Se è stato fatto ricorso al TAR nel 2008 come mai solo adesso, un attimo prima della sentenza si vuole approvare un debito fuori bilancio? Non si poteva pianificare prima tale cifra ed operare invece con una variante di bilancio?

Si tratta di dubbi e domande sollevati da maggioranza e opposizione una volta tanto d’accordo. Ho più volte ribadito che avrei voluto una disamina di tutti i potenziali debiti fuori bilancio in Consiglio Comunale.

Niente, non ho inoltre avuto sufficienti informazioni per deliberare, i dubbi sono rimasti sia a me sia ai miei colleghi. La maggioranza ha approvato la delibera. Mi è rimasta la certezza che tutto quanto fosse profondamente ingiusto e istituzionalmente non corretto. Mi sono quindi comportato di conseguenza votando contro alle 2 delibere disallineandomi, mio malgrado, alle decisioni intraprese dalla maggioranza consigliare.

La libertà di stampa e la sublimazione della stupidità

Loïc SécheresseAbbiamo un problema con l’Islam. E’ un fatto e negarlo è una semplice idiozia. E’ anche un fatto affermare che l’integrazione non è assimilazione, non è la stessa cosa. Integrazione vuol dire rispetto delle differenze e condivisione delle regole. Assimilazione invece è una specie di buonismo inutile, stucchevole e pernicioso. Assimilazione è quando si vuole togliere il crocefisso dalle scuole e dagli uffici pubblici o quando non si vuole allestire il presepe a scuola per rispetto di chi non crede in questa tradizione religiosa. Assimilazione è sperare che tutto vada bene confluendo una cultura nell’altrui cultura sperando che questa miscela, senza alcuna preparazione, porti a una etica comune condivisa. Tutto questo è un mero percorso di ipocrisia che non porta a condividere ma a dividere.

L’intellettuale islamico indiano Maulana Wahiduddin Khan, noto per il suo attivismo pacifico, afferma che il Corano non prevede fustigazione, morte o altre punizioni fisiche per chi si macchia di blasfemia nei confronti del profeta. Al contrario afferma che il libro sacro dell’Islam comanda al credente di non offendere i suoi avversari e di affrontare col dialogo quanti la pensano in modo diverso e in nessuna parte del testo sacro si invitano i credenti a vendicare le offese.
(rif. Sito http://m.asianews.it/index.php?art=25987&l=it ).

Stesso concetto ribadito da Fareed Zakaria sulla Repubblica del 10.01.15 che cita il Levitico della Bibbia (24:16 – E chi bestemmia il nome dell’Eterno dovrà essere messo a morte; tutta la raunanza [comunità ndr] lo dovrà lapidare. Sia straniero o nativo del paese, quando bestemmia il nome dell’Eterno, sarà messo a morte.) Ma non per questo un cristiano si sente legittimato a uccidere chi bestemmia. E’ ovvio infatti che si tratti di un’interpretazione di un messaggio.

In molti casi il fanatismo nasce dalla distorsione della parola o dall’ignoranza o dalla capacità di alcuni leader religiosi di piegare degli analfabeti alle loro invenzioni politiche. Nell’Islam la blasfemia dev’essere oggetto di dibattito e non di punizioni fisiche. E’ vero che non si deve identificare l’Islam col terrorismo ed è anche vero che alcuni paesi musulmani cosiddetti moderati prevedono l’ergastolo per il reato di blasfemia. E’ inoltre vero che nel mondo occidentale dopo 200 anni di lotte, la libertà di stampa è diventato patrimonio culturale condiviso dalla cittadinanza. E’ un diritto avere la possibilità di essere blasfemi e di fare satira, anche dura, senza per questo aspettarsi come ritorsione un atto di violenza fisica. Una cultura che non abbia recepito questo diritto è una sub cultura con evidenti limiti. Un certo tipo di Islam è così. Non si deve sfociare nel qualunquismo ma è evidente che c’è un problema di mancanza di dialogo su tematiche valoriali.

Altro problema è il fatto della sicurezza dei cittadini. L’Europa è una insieme di Paesi dove le radici culturali presentano delle evidenti similitudini. Sono ben più le convergenze che le divergenze culturali. Ora è evidente che non si possono tollerare per finto perbenismo differenze che rappresentino i prodromi di aspetti comportamentali che sfocino in violenza. E tali aspetti a volte sono presenti anche nelle generazioni di islamici di seconda o terza generazione residenti in Italia. Questo vuol dire che l’integrazione non ha portato ai risultati sperati e spesso per incapacità dei politici europei e di quelli italiani a casa nostra.

Non è più sufficiente in questi casi che gli imam (le guide spirituali islamiche) o i leader religiosi o gli intellettuali musulmani si dichiarino contro gli attentati o che facciano un distinguo fra islam e terrorismo. Occorre invece portare il discorso su un altro piano. Si devono fare i nomi e i cognomi di coloro su cui si nutrono dei sospetti e che frequentano una moschea. Si deve pregare in italiano o nella lingua del paese dove si risiede. Si deve fare il possibile per aiutare con ogni mezzo le forze dell’ordine italiane da sempre impegnate nel servizio di indagine e di cattura dei sospetti terroristi. E questo nonostante i tagli dei vari governi che anno dopo anno si alternano uno uguale all’altro.

Non si possono più tollerare discorsi che facciano credere che i terroristi possano essere descritti come fratelli che sbagliano. Lo abbiamo già visto in Italia negli anni di piombo e quindi non è ammissibile ogni minimo o possibile fraintendimento o sottovalutazione. Deve essere chiara la condanna da parte del mondo musulmano e da parte degli imam che non può esistere il reato di blasfemia e che tale reato possa sfociare nell’ergastolo o nella vendetta. Si deve dichiarare che la blasfemia non esiste nel Corano e non deve esistere nel mondo islamico così some non esiste nel cosiddetto mondo occidentale.

Ribadisco che il problema non è l’Islam e non si tratta di fare una guerra all’Islam, una religione di 1,6 miliardi di persone. Ma è evidente che non si può andare avanti sperando di proseguire con una falsa integrazione non condivisa dalla maggioranza dei cittadini. Uccidere dei vignettisti che fanno satira, per onorare il Profeta, fa assurgere la stupidità ad una nuova sublimazione come ha di recente affermato Stephen King, uno scrittore che di pazzi e stupidi scrive da un vita.

Ora deve essere chiaro che da quello che i media hanno definito il giorno più lungo della Franca, ma io dico dell’intera Europa, nella sua recente storia, è solo l’inizio. Non abbiamo la più pallida idea di ciò che ci sta capitando e di come la nostra vita e la nostra quotidianità potranno cambiare. Se non iniziamo fin da ora a pianificare un nuovo paradigma culturale basato sul dialogo, sul rispetto dell’Umanità da parte di tutte le culture e le religioni, i nostri figli non avranno scampo.

Il fatto che i politici non lo capiscano o facciano finta di non capirlo fa semplicemente paura. I cittadini devono essere coinvolti totalmente sul percorso di condivisione, uguaglianza, integrazione. Ma la politica sembra non capirlo. Imporre una moschea ad esempio in una città e additandola come elemento di integrazione senza farla passare attraverso una completa condivisione con la città stessa è semplicemente utopico oltre che stupido.

Concludo affermando che tremo a pensare che ci si possa salvare affidandosi a dei politici che parlano alla pancia della gente sperando di avere qualche percentuale di voto in più. Si deve invece costruire un percorso che parli di incontro e anche di rispetto delle regole. Nessuna guerra santa, nessun atto di razzismo ma puro buon senso volto a tutelare la dignità di ogni singola persona presente sul nostro paese. Un buon senso quasi sempre alieno ad ogni atto dei nostri i politici di professione.

Fonte della vignetta di Loic Secheresse

Dinosauri in agonia

Dinosaur skeletons in the desertLe Province che vivono in natura stanno morendo. Le cause sono le attività politiche pseudo umane. Il tasso di estinzione è veloce perché gli esseri politici distruggono il loro habitat per accaparrarsene le risorse. Sfiniti da anni di privazioni questi enti dinosauro sono spolpati da predatori interni ed esterni che strappano le loro carni per sfamare l’ego di personaggi vari incuranti della preda agonizzante. Attorno il caos e l’indifferenza di un mondo che doveva cambiare in cento giorni ma che fra mille giorni trasformerà la speranza della gente in incubo quotidiano.

La fine delle Province auspicata da tutte le forze politiche ha quindi avuto i risultati previsti. L’opinione pubblica è stata persuasa che le Province fossero costose ed inutili anche perché nessuno sapeva bene cosa facessero. Eliminare il dinosauro era un’occasione unica vista la crisi economica e la distanza percepita dai cittadini verso questo ente.

Ma coloro che dicevano che i dipendenti non si sarebbero toccati e i servizi sarebbero stati trasferiti agli altri enti dicevano un macroscopica balla.

La “patata bollente” è quindi passata ai Sindaci, novelli “liquidatori volontari” di enti, sottratti delle risorse minime per garantirne un funzionamento decente. I Sindaci quando hanno capito di non poter trarre dalla situazione un vantaggio per la propria immagine politica o per i propri cittadini, hanno reagito in modo scomposto: dimissioni? Commissariamento statale? Improbabili listoni unici? Forse meglio attendere interventi normativi per gestire la transizione con le poche risorse rimaste e far fronte alle emergenze. Insomma si tratta di un disastro perché si rinuncia ancora una volta a realizzare una vera riforma della pubblica amministrazione che parli di efficienza e di eliminazione degli sprechi.

Ancora una volta non si vuole attivare un modello già presente (si pensi al Codice dell’Amministrazione Digitale) dove lavora una sola banca dati e non centinaia di inutili banche dati che non dialogano fra di loro.

Proviamo solo a pensare quanti archivi contengono i dati anagrafici dei cittadini. Quante volte questa elefantiaca pubblica amministrazione ci chiede sempre le stesse cose. Perché non può esistere un solo archivio dove tutti gli enti pubblici possano attingere i dati di propria pertinenza?

Ed ecco allora che si deve gestire il disastro promosso dal fenomeno di turno che con un percorso di esubero, mobilità e licenziamenti di pubblici dipendenti vuole snellire il sistema. Questa è la vera rivoluzione in corso, oggi per le Province e forse domani per le Camere di Commercio, per le Prefetture e poi chissà.

Io non lo so ma vi dico che i lavoratori che andranno a casa non saranno quei dirigenti (forse nessuno) strapagati e responsabili di sprechi ma saranno quei lavoratori che vivono con mille e duecento euro al mese.

In una prospettiva di cambiamento con grossi sacrifici che devono entrare dentro un piccolo passaggio di speranza la luce che si vede in fondo al tunnel non è il futuro ma un treno che ci arriva addosso e a guidarlo sembra ci sia il leader del “partito democristiano”.